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Vanessa: «A Pechino per l’oro, non per fare la porta bandiera»

Oggi a Stoccarda, il via ai Mondiali di ginnastica. La Ferrari, pronta a staccare il biglietto per i Giochi, ribatte alle voci: «Mai candidata a quel ruolo»

Vanessa, dove eravamo rimasti? Aprile scorso, Amsterdam, campionati europei di ginnastica artistica: la Ferrari vince l’oro nel concorso generale e nel corpo libero, risultati mai ottenuti da una ginnasta italiana. Ha 16 anni ed è già iridata, grazie al titolo conquistato nell’ottobre 2006 in Danimarca, sempre nel concorso generale. Prima azzurra, ancora una volta. In mezzo, un sabato sera al Mazda Palace di Milano, 7500 spettatori per il Grand Prix, i bagarini all’ingresso come prima di un derby al Meazza: la popolarità diventa tangibile. È accaduto tutto in meno di un anno ma il mondo di Vani, nel frattempo, si è trasformato: una nuova palestra per allenarsi, un sito web personale su cui lei vorrebbe dialogare con i tifosi, sponsor e giornalisti che bussano alla porta. O, forse, si sta trasformando tutto ciò che la circonda mentre la giovane regina sembra resistere per non cambiare: «In testa ha solo la ginnastica», giura chi la frequenta, le interviste non sono un piacere, ma le permettono punture degne di una Scorpione qual è.
Il prossimo obiettivo si chiama qualificazione ai Giochi di Pechino e il biglietto è in palio da oggi ai mondiali di Stoccarda, un’avventura di cui tutti parlano al plurale, perché l’importante sarà mandare in Cina l’Italia, intesa come nazionale, maschile e femminile e i risultati individuali sono in funzione dell’obiettivo generale. Vanessa ha una difficoltà ulteriore, deve combattere un dolore al collo del piede sinistro, tuttavia è la ragazza da battere, un peso in più da caricare sui suoi 143 cm per 36 kg. «Ma dover vincere a tutti i costi è un vortice pericoloso in cui non si deve mai cadere - risponde lei -. Noi ginnasti sappiamo bene che non si può primeggiare sempre, sono i giornali che costruiscono eroi imbattibili, solo che siamo fatti di carne e ossa, non di carta. E quindi non mi preoccupa cosa pensano gli altri, non temo nessuna avversaria in particolare, so solo che per arrivare all’oro nel concorso generale devo dare più delle altre in ogni esercizio». Puro Ferrari-style, maturità e concretezza, qualità notata anche da chi deve investire nello sport. Perché la ragazza che vive fra le nebbie di Genivolta, Cremona, ha già tre sponsor personali, fra cui l’Adidas e un’agenda che prevede, dopo Stoccarda, foto pubblicitarie a Barcellona e uno speciale su Trans World Sport, programma venduto a 140 tv di tutto il mondo. «Eppure diciamo tanti “no” a chi ci contatta - spiega Giacomo Chieffi, avvocato che gestisce il personaggio Ferrari - perché Vanessa, fra due allenamenti al giorno e la scuola, è molto impegnata e vuole fare solo ciò che può far bene. Ma il potenziale per aumentare i contratti pubblicitari c’è, lei è il simbolo del successo in uno sport pulito, del lavoro che paga ed è molto legata al suo territorio». Vanessa oggi è un’atleta da alcune centinaia di migliaia di euro di sponsorizzazioni, è nel mirino di aziende che puntano a un pubblico giovanissimo, 8-16 anni. Una mosca bianca per uno sport povero. «Ma io non mi sento una leader - spiega - qui siamo un gruppo di amiche che ha cominciato a vincere insieme. E per essere il simbolo di uno sport devi aver dato più di quanto hai ricevuto: il simbolo è Monica Bergamelli, già due volte ai Giochi». Monica è compagna di Vanessa anche nel club, la Brixia, che ha allevato le sue campionesse, fino a poche settimane fa, in una piscina adattata a palestra con misure non regolamentari. Oggi ha un nuovo impianto, «frutto» degli ori di Vanessa. «No, spero sia il seme di vittorie future». Sue e magari di qualcuna delle 600 tesserate della Brixia, tante da dover chiudere le iscrizioni. «Come si diventa ginnasta? Con spirito di sacrificio, forza di volontà, voglia di riprovare un esercizio 1000 volte, capacità acrobatica, un po’ di follia per sfidare le tue paure e la forza di gravità. Io oggi mi diverto più della prima volta, a 7 anni. Dicono che sembro sempre sicura, ma quando sei preparata è come affrontare un compito in classe sapendo di aver studiato. E poi, se non sei concentrata, rischi di farti male».

E questa volta c’è in gioco l’Olimpiade. «A proposito: non mi sono mai candidata a fare la portabandiera. Voglio andare a Pechino per gareggiare non per portare la bandiera». Ecco dove eravamo rimasti. A Vany d’oro che parla chiaro.

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