«Vanna Marchi ha un intuito delinquenziale»

Era un sistema basato su una «grande intuizione imprenditoriale e delinquenziale» quello messo in piedi da Vanna Marchi, dalla figlia Stefania Nobile, dall’ex compagno della «teleimbonitrice» più famosa d’Italia, Francesco Campana, e dal sedicente mago brasiliano Mario Pacheco Do Nascimiento. «Una grande intuizione», ha spiegato il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris, che attraverso la televisione «fa leva sulla credulità popolare» per fare «abboccare» quante più vittime possibile. La tv veniva utilizzata dalla Marchi come «un’esca gettata in mare: si aspetta che il pesce abbocchi ed emerga per poi arpionarlo».

Per questo il rappresentante dell’accusa, nel processo di secondo grado che riunisce davanti alla quarta Corte d’appello di Milano i due procedimenti in cui la Marchi e la figlia hanno subito complessivamente condanne per 12 anni e 6 mesi di reclusione ciascuna, ha chiesto ai giudici di ritenere valido, con la loro decisione, l’impianto accusatorio del processo di primo grado.

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