«I magistrati hanno tutti gli strumenti
per arrestare e tenere in galera
gli incendiari che sconvolgono
l’Italia. Ma, troppo spesso, non lo fanno
e questo è di una gravità inaudita
».
L’atto d’accusa è di Giuliano Vassalli,
grande penalista, già ministro della
Giustizia e presidente della Corte
costituzionale. Che, di fronte ai roghi
assassini, invoca «giusta severità». E
punta il dito anche contro il «regionalismo
eccessivo», che comporta una
frammentazione eccessiva di competenze
come quelle dell’agricoltura e
della Protezione civile, riducendo lo
Stato a «funzioni sussidiarie».
Professore, l’allarme di questi giorni
porta alcuni a chiedersi se ci sia
bisogno di nuove fattispecie di reato
per combattere efficacemente
quello che è stato definito “terrorismo
ambientale”. Lei che cosa ne
pensa?
«La verità è che, in queste circostanze,
emergono i difetti
della nostra magistratura.
Le pene
previste dal codice
sono alte e gli strumenti
necessari ci
sono, perché non
esiste solo la fattispecie
dell’incendio
doloso ma quella
specifica configurata
dall’articolo 423
bis di incendio boschivo.
Ci sono tutti
gli spazi per arrestare
e tenere in prigione
i sospetti piromani,
nella fase istruttoria.
Invece, molti
magistrati purtroppo
non si conformano
a questa linea, disponendo
la carcerazione
preventiva.
Così, alcuni colpevoli vengono presi e
subito dopo rilasciati: è una cosa pazzesca!».
Perché? I magistrati non sono abbastanza
preparati in materia? Così
sembra pensarla il ministro per le
Politiche agricole Pecoraro Scanio,
che ha chiesto al Csm di organizzare
corsi di formazione per le toghe
su questi reati.
«Ma mi faccia il piacere! Non c’è alcun
bisogno di corsi di formazione
specifica, non siamo mica di fronte a
reati particolarmente complessi: ce
ne sono altri che lo sono molto di più.
Certo, abbiamo ministri di competenza
molto relativa! Qui si tratta solo di
applicare le leggi, che offrono tutte le
possibilità necessarie. Se invece
aspettiamo i corsi di formazione...».
Da Napolitano a Prodi, da Mastella
a Pecoraro Scanio vengono appelli
ad essere inflessibili, alla “tolleranza
zero”.
«Ci vuole giusta severità, nulla di più.
I presupposti ci sono. Ma se neppure
quando fermano uno, com’è successo,
con gli inneschi addosso, lo tengono
dietro le sbarre, dove arriviamo?
C’è l’arresto in flagranza ma non bisogna
sempre aspettare di fermare il
colpevole mentre accende il fuoco.
Queste sono sottigliezze».
Le condanne, per incendi boschivi,
in questi anni sono state pochissime
in Italia.
«Mi rendo conto della difficoltà delle
indagini e di reperire le prove. Ma
proprio per questo insisto: di fronte a
fatti così gravi, la
carcerazione preventiva,
senza sconti,
ha anche unafunzione
deterrente».
Parlare di “terrorismo
ambientale”
è corretto?
«Ci ho pensato,
ma vedo che spesso
ad appiccare gli incendi
sono contadini,
pastori, allevatori
che hanno moventi
mostruosamente
egoistici e antisociali
e difendono interessi
individuali, però
non hanno l’intenzione
di far male
agli altri. Non per
questo sono meno
pericolosi».
Mastella dice che i
piromani sono come
i terroristi e non si può sapere
dove appiccheranno gli incendi.
Per la prevenzione, si può fare di
più?
«La prevenzione è difficile, sì. In questi
giorni mi sono chiesto quanta colpa
ha la Protezione civile. Ma poi ho
letto che il 70 per cento degli addetti
alla Protezione civile della Sicilia
mentre esplodevano gli incendi era
in ferie forzate. Si rende conto? Erano
state imposte per risparmiare
qualche soldo. Grandi responsabilità
risiedono in questo regionalismo eccessivo,
contro cui non si riesce più a
far niente. Manca il potere centrale
dello Stato. Ma ci ricordiamo che i
radicali vollero un referendum per
abolire il ministero dell’Agricoltura e
vinsero la loro battaglia? Ci sono volute,
poi, varie acrobazie per ricostituirlo.