
Mentre il nuovo pontefice, lo statunitense Rober Francis Prevost asceso al trono papale con il nome di Leone XIV, stava pronunciando il suo primo discorso alla platea di fedeli riunita a San Pietro, sono arrivate le congratulazioni del presidente Donald Trump. "È un onore realizzare che è il primo Papa americano. È emozionante e un onore per il nostro Paese. Non vedo l'ora di incontrare Leone XIV. Sarà un momento significativo", ha scritto il leader di Washington su Truth Social.
L'elezione di un Papa statunitense può essere considerata come una vittoria per Trump, che appena cinque giorni prima la nomina di Leone XIV aveva postato su Internet un'immagine generata con l'intelligenza artificiale che lo ritraeva vestito da pontefice. Un atto che, secondo molti, aveva fatto crollare le chance di un capo della Chiesa statunitense. Il tycoon aveva anche affermato di pensare a "se stesso" come successore ideale del defunto Francesco. Non bisogna scordare che il presidente Usa, pur essendosi identificato come presbiteriano e non cattolico, ha legato molto la sua politica ai valori cristiani.
Oltre a preghiere nella Cabinet room e ai simboli biblici nella Casa Bianca, il leader di Washington ha ricordato nel giorno del suo secondo insediamento di essere stato salvato da Dio durante l'attentato di Butler "per rendere l'America di nuovo grande". Resta da vedere ora che tipo di rapporti Leone XIV intesserà con il commander-in-chief della sua patria. La sua posizione è equilibrata, a metà tra la tradizione e il progressismo di stampo bergogliano, e quindi potrebbe dialogare meglio rispetto al suo predecessore con settori dell'episcopato statunitense più conservatori e vicini alle posizioni del presidente. In un articolo del New York Times pubblicato il 2 maggio, Prevost era definito un candidato "di compromesso", capace di mediare con l'ala più dura del clero d'Oltreoceano. È stato visto sempre con meno sospetto di altri collaboratori del Papa argentino, anche grazie al suo stile sobrio, alla sua attenzione alla dottrina e alla liturgia tradizionale, oltre che per la sua posizione su temi sensibili.
Primo tra tutti, quello dell'omosessualità. In passato, Prevost ha espresso preoccupazione per l'influenza dei media occidentali sulla cultura cattolica, parlando di "stili di vita omosessuali" e di "famiglie alternative" in termini critici. In Perù, si oppose all'introduzione di corsi sul genere nelle scuole, definendo l'ideologia gender come una "creatrice di confusione e di generi inesistenti".
Elementi, questi, in linea con l'attuale amministrazione statunitense. Bisognerà attendere il primo incontro tra Leone XIV e Trump, per capire davvero come si orienterà la Chiesa nei prossimi tre anni di governo di The Donald.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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