Oltre 5mila euro al mese. Ecco gli stipendi degli uomini di Chiesa

Tra stipendi bassi per i preti diocesani e tagli per quelli curiali, la Chiesa non se la passa bene. Ma il numero dei cardinali è record

Oltre 5mila euro al mese. Ecco gli stipendi degli uomini di Chiesa

"Non si può governare la Chiesa con le Ave Maria", sosteneva monsignor Paul Marcinkus. Era vero allora, nel 1986, quando l'allora presidente dello Ior pronunciò questa massima in un'intervista a The Observer ed è vero anche oggi.

Quanto guadagnano i preti?

In Italia, secondo dati risalenti al 2020, sono 31.793 i sacerdoti. Lo stipendio è loro garantito dall'ente ecclesiastico presso cui svolgono servizio - come ad esempio la parrocchia - o in alternativa dall'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. Quest'ultimo, eretto dalla Conferenza Episcopale Italiana, si occupa integralmente della remunerazione dei preti che non hanno altro stipendio mentre integra quella di quei ministri che svolgono già un'attività. C'è differenza, dunque, tra quanto percepisce un parroco ed un prete senza incarichi pastorali: il calcolo dello stipendio del primo è basato su un sistema a punti ed è di media di circa 1.200 euro al mese. Il sacerdote appena ordinato, invece, percepisce circa 1.000 euro lordi, poco più di 800 euro netti.

Suore e frati senza stipendio

Discorso diverso per i religiosi. Suore e frati, infatti, non hanno diritto ad alcuno stipendio ed il loro sostentamento dipende per intero dall'ordine d'appartenenza. Anche eventuali introiti derivanti da attività esterne dovrebbero confluire nella cassa comune della congregazione. L'istituto religioso, dal canto suo, ha l'obbligo di provvedere in vecchiaia ed in malattia a chi ha fatto professione religiosa.

Cardinali più poveri

La narrativa sui cardinali privilegiati che vivono in appartamenti super-lusso, così di moda nell'ultimo decennio in alcuni filoni giornalistici, è stata pesantemente colpita dalle disposizioni prese durante l'attuale pontificato. Dal 1 aprile del 2021, infatti, i porporati di Curia hanno dovuto accettare un taglio del 10% del cosiddetto piatto cardinalizio che arrivava ad essere di 5.500 euro al mese. La mannaia di Francesco si è abbattuta Oltretevere anche sulle retribuzioni degli alti prelati che ricoprono ruoli di capi dicastero e segretari che si sono visti sforbiciare dell'8% i loro precedenti stipendi, mentre per gli altri sacerdoti in servizio in Curia il taglio è stato del 3%.

La stretta sulle case

Due anni dopo, Francesco ha voluto continuare questa opera di spending review sulle tasche dei prelati in Curia e la scorsa settimana ha deciso che d'ora in poi non ci saranno più affitti agevolati per loro. Con un Rescriptum firmato dal nuovo prefetto della Segreteria per l'Economia, Maximino Caballero Ledo, il Papa ha imposto che gli enti della Santa Sede proprietari degli immobili chiedano ai cardinali, vescovi e preti di Curia "prezzi normalmente applicati nei confronti di quanti siano privi di qualsiasi" incarico in Vaticano. Considerando che la maggior parte delle case abitate dal clero che svolge servizio in Curia si trovano tra Borgo Pio, Prati e Via Gregorio VII dove i prezzi del mercato immobiliare son piuttosto alti, è facile comprendere quanto questo provvedimento andrà ad influire sulle tasche dei dipendenti vaticani in tonaca o clergyman. Anche perché, se è vero che i cardinali possono contare sul piatto cardinalizio da cui vanno tolte le spese per il personale - quasi sempre religioso - che hanno a servizio nelle loro case e le spese per i lavori di ristrutturazione una volta preso possesso degli appartamenti, è anche vero che gli stipendi per le mansioni meno importanti in Curia non sono così esorbitanti come si tende a pensare. Non a caso, fino ad oggi, il canone basso veniva applicato perché considerato un'integrazione del salario.

Troppi cardinali?

La decisione sulle case è stata presa "per far fronte agli impegni crescenti che l’adempimento al servizio alla Chiesa Universale e ai bisognosi richiede in un contesto economico quale quello attuale, di particolare gravità”. Così come il motu proprio per il contenimento delle spese del marzo 2021 era stato preso per "assicurare la sostenibilità e l’equilibrio tra entrate e uscite nella gestione economica e finanziaria corrente".

In questi anni Francesco non ha rinunciato alla creazione di nuovi cardinali al punto che nell'ultimo concistoro, quello di agosto 2022, il numero degli elettori era arrivato a 132, quindi 12 in più il limite di 120 che era stato fissato da Paolo VI nella costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo e poi confermato da Giovanni Paolo II. Ad agosto scorso, il Papa aveva annunciato la creazione di 21 nuovi cardinali, poi diventati 20 per il passo indietro del belga ultraottantenne Lucas Van Looy a seguito dell'accusa di aver coperto un sacerdote coinvolto in uno scandalo abusi.

Attualmente sono 223, tra elettori e non elettori, i membri del collegio cardinalizio. Ci saranno nuovi concistori nel 2023 o l'esigenza di spending review spingerà Francesco a rinunciare all'assegnazione di nuove porpore?

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