La tormenta in Polonia è un buon alibi per nascondere leliminazione dallEuropa. La Juventus ottiene cinque pareggi in cinque partite di Europaleague e si attacca allultima prova contro il Lech Poznan: «Non si doveva giocare, larbitro e il delegato Uefa non hanno voluto sentirci, non si vedevano più le righe di delimitazione del campo». Ma se Del Piero, tanto per citarne uno a caso, avesse messo il pallone in porta, e non fuori, e così gli altri juventini che hanno sbagliato gol già fatti, che cosa avrebbero detto a fine partita Marotta e Delneri? Che larbitro avrebbe dovuto sospendere lincontro? Che lUefa non tutela le squadre?
È un peccato, direi anche una miseria, che un grande club come quello bianconero usi queste strategie per difendere una posizione indifendibile. È un peccato che dopo cinque partite la stessa Juventus si ritrovi con cinque pareggi e non certo contro avversari irresistibili. È un peccato che pochi ricordino la vittoria di Rejkjavik, nellottobre del millenovecentottantasei, contro il Valur: allora si giocò allora di pranzo, lescursione termica fu di dodici gradi sotto lo zero tra un tempo e laltro. La Juventus vinse 4 a 0, per la cronaca segnarono due volte a testa Laudrup e Platini, con il termometro giusto nei piedi e nella testa (la Juventus fu eliminata, ai rigori, nel turno successivo di coppa dei campioni dal Real Madrid). Si potrebbe dire anche di Juventus-Liverpool, supercoppa europea, lanno precedente, quando Boniperti volle a tutti i costi giocare perché sapeva di poterla vincere, nonostante la neve, il ghiaccio, il freddo polare. Il presidente precettò gli spalatori che pulirono laeroporto di Caselle, il Liverpool riuscì cosi a raggiungere, malvolentieri, Torino per buscarle con due gol di Boniek. Guarda un po le combinazioni, gli appuntamenti giusti e necessari vengono, anzi venivano, puntualmente firmati dai protagonisti veri.
Prevedo che i contemporanei contestino questi dati affermando che non si vive di nostalgia, il passato è passato. Daccordo, limportante è che il passato sia passato sempre, dunque anche nellassegnazione delle «stelle al merito» per il nuovo stadio di Torino. Il cantiere Juventus è frequentato da operai e non da architetti, nel calcio conta la sostanza, il campo ha un ruolo importante ma non mi sembra che in Italia si giochi sulla moquette. Il problema non riguarda soltanto la squadra di Delneri: i tornei continentali confermano la cifra tecnica del nostro football già svergognato nel campionato del mondo da Nuova Zelanda, Slovacchia e Paraguay. I risultati ottenuti da Inter (che cosa centri con la scuola italiana nessuno lo sa), Milan (non più fantasisti ma mediani in dosi industriali) e Roma (il gruppo di Ranieri non è certo di grande spessore internazionale) non cambiano la sentenza: ci sono tormente e tormenti. Ieri a Zurigo è stata assegnata lorganizzazione dei campionati del mondo del 2018 e del 2022.
Vecchia Signora torna una lady e smettila di accampare scuse
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