La tattica, perché di vera e propria tattica si tratta, è sempre la stessa. Da anni, anzi da decenni. «La BreBeMi? Certo che la vogliamo, ci mancherebbe, non siamo insensibili al grido di dolore di migliaia e migliaia di automobilisti costretti ogni giorno a viaggiare a passo d’uomo, se tutto va bene, per andare da Milano a Bergamo o da Brescia a Milano. Ma non va bene questa BreBeMi, disegnata dai privati che pensano soltanto al loro interesse, incuranti delle necessità della comunità. Quello svincolo lì mettiamolo qui, quel sovrappasso là spostiamolo qua...» e via discorrendo.
È quanto si desume dall’intervista data ieri dal presidente della Provincia di Milano Filippo Penati al «Giornale». Con questa tattica si continua a rinviare l’inizio dei lavori della BreBeMi, della Pedemontana, della tangenziale Est esterna. Con questa tattica non si è ancora costruita la variante di valico di cui si parla da almeno vent’anni. Con questa tattica e con il blocco di strade e ferrovie si è fatto saltare il termovalorizzatore di Acerra. Con questa tattica si sta cercando di bloccare la Tav in Val di Susa (ovviamente «non siamo contrari alla Tav, siamo contrari alla Tav in quel punto per l’impatto ambientale, perché lì c’è l’amianto, perché bla, bla, bla»). Tanto se anche la spostassero di qualche chilometro si ricomincerebbe da capo, con altre motivazioni, altre scuse, altri cavilli, altri pretesti.
E così si ferma il Mose a Venezia, si blocca la Livorno-Civitavecchia, si cerca di stoppare il ponte sullo Stretto e si rimandano altre decine e decine di opere pubbliche che per motivi incomprensibili ai più non piacciono ai Verdi e quindi alla sinistra che dei voti verdi non può fare a meno.
È un giochino vecchio ma, purtroppo, non spuntato. Ma è un giochino che lascia l’Italia indietro rispetto a tutti gli altri Paesi d’Europa, anche quelli dove i Verdi e gli ecologisti hanno una tradizione ben più solida di quella nostrana. E non pensate che sia solo una tattica per mettere il bastone fra le ruote all’attuale governo.
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