Politica

Vendola e quelle 85mila schede che possono fargli perdere la Regione

Puglia, contestazioni su una valanga di voti «dubbi». Ora si aspetta il Tar

nostro inviato a Bari
Anomalie, incongruenze, errori marchiani, cancellature, pastrocchi e omissioni nei verbali di sezione, che hanno “alleggerito” i consensi della Cdl. E un mare di schede nulle, 85mila, che in una tenzone elettorale, quella tra Nichi Vendola e Raffaele Fitto, decisa sul filo di lana per 14.110 voti (uno scarto dello 0,6%), qualche legittimo dubbio lo sollevano. Ma quelle schede restano ben chiuse, in custodia, proprio nella sede dell’amministrazione governata dall’esponente di Rifondazione, che due giorni fa ha risposto negativamente a una richiesta di visione del materiale.
Di certo, ora la parola è ai tribunali. Se l’ex governatore Fitto ha mantenuto da subito un basso profilo, non contestando il risultato delle ultime regionali, dieci candidati della Cdl pugliese bocciati dal mancato incasso del premio di maggioranza hanno invece deciso di vederci più chiaro. Affidando le proprie perplessità alle carte bollate, sotto forma di un doppio ricorso al Tar, uno per il diritto d’accesso alle schede nulle e il secondo, sul quale il tribunale amministrativo pugliese si pronuncerà il prossimo 7 luglio, per chiedere l’annullamento delle elezioni del 3 e 4 aprile scorsi, e conseguentemente «la correzione della proclamazione degli eletti». E dunque, anche se Fitto non è tra i ricorrenti, punta a rimettere in sella il golden boy salentino clamorosamente sconfitto dall’outsider di Rifondazione, in modo da consentire ai «consiglieri mancati» (2 della lista civica «La Puglia prima di tutto», due di An, uno dell’Udc e cinque di Forza Italia) di occupare i seggi che rivendicano in Regione.
I legali degli esponenti della Cdl nelle 350 pagine del ricorso sostengono che le «molteplici anomalie» verificate nei seggi sono alla base del sorprendente risultato delle urne. E, per motivare quanto sopra, hanno depositato al Tar decine di faldoni di documenti, in gran parte copie dei verbali di sezione, mettendo in rilievo gli effetti evidenti sull’esito del voto di errori e imprecisioni. Minutaglie? Non tanto. Analizzando le diverse tipologie di erronea trascrizione di voti sui verbali allegati al ricorso, gli avvocati si sono accorti che queste “sviste” hanno comportato che «tra voti attribuiti indebitamente a partiti della coalizione Vendola, e di converso a questi, e voti sottratti a liste della coalizione Fitto, e quindi a quest’ultimo candidato presidente, Vendola abbia visto accresciuta la differenza nei confronti di Fitto di almeno 4.356 voti». Abbassando dunque la forbice tra gli sfidanti a meno di 10mila voti. E il tutto, proseguono i legali nel ricorso, «senza contare l’ulteriore differenza per i voti attribuiti in più o in meno in alcuni comuni delle province di Foggia e Taranto, i cui verbali non sono nella disponibilità dei ricorrenti».
Ma, come si diceva all’inizio, a questi voti “ballerini” bisogna aggiungere la vera anomalia delle ultime regionali pugliesi: le 85mila schede nulle. Un numero «eccessivo», contesta il ricorso, «a fronte di una legge regionale che ha dettagliatamente descritto le modalità di attribuzione del voto sì da ridurre, nella prospettiva di salvaguardare l'intento dell’elettore, le ragioni di annullamento». E invece, per esempio, molte schede sono state invalidate, osservano i legali, perché l’elettore aveva scritto «Fitto» invece di limitarsi a barrare il nome del candidato della Cdl.
La soluzione ai dubbi sembrerebbe elementare: esaminare nuovamente quelle schede annullate per fugare ogni dubbio sulla legittimità del voto. Ma le cose non sono così semplici. La richiesta avanzata - a urne ancora “calde” - da Matteo Paparella, uno dei candidati non eletti, all’ufficio elettorale circoscrizionale, viene respinta. Il successivo ricorso al Tar viene respinto perché, nel frattempo, è avvenuta la proclamazione degli eletti, e le schede sono finite in custodia alla Regione. E al terzo tentativo, quello con cui Paparella lo scorso 20 maggio ha chiesto alla presidenza del consiglio regionale «di poter esercitare il diritto di accesso ai verbali di sezione e di visione delle schede elettorali dichiarate nulle», anche l’amministrazione ora guidata da Vendola ha sorprendentemente risposto picche, con una determinazione di sei pagine che porta la data del 13 giugno e la firma del segretario generale del consiglio, Renato Guaccero, in cui si sostiene che la Regione «svolge una mera attività di conservazione e custodia» del materiale elettorale, e che non può rompere i sigilli dei plichi. Morale, anche qui toccherà al Tar decidere il da farsi. «La visione delle schede nulle - osserva Francesco Paolo Bello, legale dei ricorrenti insieme a Franco Gaetano Scoca, Gennaro Notarnicola, Roberto Marra, Carlo Pandiscia e Massimo Vernola - è un elemento di garanzia per tutti. Per chi ha perso, ma anche per chi ha vinto.

Il no della Regione è in aperto contrasto con le norme sulla trasparenza amministrativa, ed è per questo che preannunciamo ricorso al Tribunale amministrativo regionale anche contro questo provvedimento».

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