Venezia, le villette regalate ai nomadi

Cacciari finanzia un nuovo campo per i Sinti da 3 milioni di euro. Il villaggio prevede casette con veranda, giardino e garage, un laghetto e un campo da calcio

Venezia, le villette 
regalate ai nomadi

Mestre (Venezia) - Il sindaco Massimo Cacciari, professionista del pensiero, stavolta gioca con le parole. Vuole costruire un nuovo campo nomadi. C’è scritto sul piano regolatore: tangenziale interna di Mestre, quella che separa i quartieri di Carpenedo e Favaro Veneto, zona F9, campo nomadi. In realtà è un quartiere residenziale riservato ai sinti: 38 villette con veranda, giardino recintato e posto auto privato, zone verdi, un grande parcheggio comune, un laghetto, un campo di calcio, barriere antirumore, totale 23mila metri quadrati, spesa oltre tre milioni di euro. Il comune l’ha battezzato «villaggio». Case comunali, insomma: ma non si può dire, perché bisognerebbe cambiare il Prg e fare i bandi di assegnazione.
Un campo nomadi in tegole e mattoni è una contraddizione in termini: un nomade vive vagabondo. «Ma questa è gente che sta a Mestre da quarant’anni, sono cittadini veneziani di seconda e terza generazione» dice Cacciari. E perché allora non inserirli nelle graduatorie comunali abitative? «Perché sono sinti. Bisogna tutelarli. Ed è ora di agire, la decisione è stata presa dieci anni fa».

E sono dieci anni che a Mestre protestano, ma c’è voluto il blitz alle vongole di ieri mattina perché si sapesse. Appuntamento al buio, alle cinque e mezzo. Un gazebo bianco, un vecchio tavolo da taverna, cartelloni, bandiere di San Marco, seggioline pieghevoli e corde colorate per legarsi alla cancellata e impedire l’accesso dei camion che dovevano cominciare i lavori. Sono casalinghe, pensionati, studenti universitari, gente che ha preso ferie o permessi sul lavoro. È il comitato «No campi rom». «Rigorosamente apolitico», scandisce Silvana Tosi, una dei portavoce. «Abbiamo chiesto appoggio a tutti i partiti, ci hanno risposto soltanto quelli del centrodestra». Ieri all’alba c’erano leghisti (il deputato Corrado Callegari e il capogruppo a Venezia Alberto Mazzonetto) e rappresentanti del Pdl (Renato Boraso, Forza Italia, e Raffaele Speranzon, An). Ma per agenzie di stampa e tv è stato un «blitz leghista».

Nei giorni scorsi, in 12 mattine, hanno raccolto 3.500 firme, compresa quella di alcuni nomadi. Venerdì scorso la marcia silenziosa di alcune centinaia di persone è stata liquidata dal sindaco come «quattro gatti». All’ombra del gazebo, la Tosi parla per tutti: «Noi non siamo contro i rom, ma contro i campi e lo spreco di denaro pubblico. Per i rom chiediamo integrazione, lavoro, case, scuole: vogliamo che i loro figli studino, non che vadano a scuola se gli pare. Stessi diritti nostri e stessi doveri. Lo chiede anche l’Opera nomadi: superamento dei campi e fine della logica assistenziale».
Invece? «Invece il super-campo sarà un super-ghetto e un super-punto di richiamo. La legge regionale impone che i campi nomadi non superino i quattromila metri quadrati, e questo sarà di 23mila. Il Tar ha ordinato di correggere il progetto, Cacciari ha risposto che va bene così perché la superficie abitativa è di 3.700 metri quadrati. La municipalità di Favaro ha chiesto all’unanimità di rifare il progetto. Ma l’amministrazione ignora sistematicamente i cittadini».

Poi c’è il capitolo soldi. Il terreno conteso fu acquistato (non espropriato) per 555 milioni di lire nel 2001. La giunta Cacciari ha stanziato 800mila euro per opere di urbanizzazione e altri due milioni per l’edificazione. È il tasto che manda in bestia i manifestanti. «A Venezia ci sono 300 case inagibili, con quei soldi potevano sistemarle, darne 50 agli zingari e il resto ai veneziani sfrattati». «L’anno scorso mille abitazioni sono state allagate da un’alluvione e dal Comune non è ancora arrivato un euro di risarcimento». «Ci sono duemila cittadini in graduatoria per una casa pubblica - protesta Mazzonetto -, ma sono stati preferiti i nomadi. Hanno rinviato la costruzione della scuola di Trivignano. Questa è una scelta scellerata, un tradimento dei veneziani».

La giornata è lunga sotto il sole per gli incatenati, la gente si dà il cambio, arrivano bibite, caffè e un bottiglione di rosso, frighetti portatili con acqua fresca anche per i carabinieri e gli agenti che controllano la situazione. Auto e camion passano e strombazzano. I dimostranti si raccontano le loro storie: «Io ho un mutuo di vent’anni, ma il valore della mia casa sarà dimezzato», «Cacciari sta sbotegando, vuol dire che abbiamo colpito giusto», «il supermercato dietro il campo nomadi attuale ha una guardia giurata contro i furti».

Oggi si replica, e si andrà avanti a oltranza: la sera si smonta, il mattino si rimette tutto in piedi. Stamattina si svolgerà un incontro in prefettura. L’assessore Laura Fincato ha annunciato che entreranno da un altro accesso. «Non si preoccupi - garantiscono i “no campi rom” - ci faremo trovare pronti».

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