Venezuela, ora è l’ex moglie a metter paura a Chavez

L’aveva scelta per i suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri. Per lui mezzo indio, nato in una capanna, cresciuto in una caserma ed educato al ritmo di marce militari e slogan marxisti quella presentatrice televisiva colta e affascinante era il simbolo di un insperato riscatto sociale. Era il 1997, Hugo Chavez era un aspirante presidente e Marisabel Rodriguez era la compagna perfetta, l’amante da esibire ai comizi, la donna simbolo con cui sposarsi e metter su famiglia. Undici anni dopo il matrimonio e sei dopo il divorzio quell’ex moglie icona rischia di trasformarsi nel simbolo della decadenza politica di Chavez. «Io, a quel tempo, rappresentavo il complemento ideale per la sua rozzezza, ero una testa bionda con due occhi azzurri d’attaccare al braccio prima d’ogni esibizione politica», ricorda oggi la 43enne signora Rodriguez. La vera prova del fuoco, la vera battaglia, più dolorosa del divorzio e degli scontri legali in nome della figlia Rosines, si consumerà all’ombra delle elezioni regionali e provinciali di domenica.
Per Hugo Chavez, alle prese con la caduta del prezzo del petrolio e una rovinosa perdita di consensi, quel voto per la nomina di 22 governatori, 328 sindaci e 233 deputati regionali è già un test cruciale. Stando ai sondaggi l’82 per cento dei venezuelani rinfaccia al presidente la responsabilità della dilagante delinquenza, il 60 per cento preferirebbe buone relazioni diplomatiche con Washington e l’84 per cento detesta quel Fidel Castro che Chavez definisce «il nostro fratello all’Havana». In questo clima la candidatura a sindaco nelle file dell’opposizione dell’ex moglie rischia di trasformarsi in un duello mortale, in una pericolosa telenovela capace di travolgere il leader.
Il palcoscenico dell’operetta post matrimoniale è Barquisimeto, la città natale dell’ex signora Chavez. Lì Marisabel, forte della celebrità regalatagli in passato dalla carriera di presentatrice televisiva e oggi dalla reputazione di spregiudicata nemica del presidente, sfida Amalia Saez, la candidata designata dall’ex marito. Non è una battaglia facile. Per sconfiggere la candidata governativa Marisabel deve riuscire a far convergere su di sé anche i voti di un altro candidato dell’opposizione. La vera battaglia, più che nelle urne, si combatte, però, nei cuori dei venezuelani. Quella bionda spigliata e aggressiva rappresenta, per molti venezuelani, un’inattesa vendicatrice capace di ridurre a miti consigli un presidente arrogante e borioso. Prima del disastroso referendum dello scorso dicembre con cui Chavez tentò, senza riuscirci, di farsi nominare presidente a vita, Marisabel fu una delle poche a denunciare le sue aspirazioni dittatoriali. «Quell’uomo - ripeteva al tempo – non è più quello di un tempo, se non è ancora un dittatore, di certo lo sembra». Quando lo scorso maggio lui la citò in giudizio accusandola di non farle vedere la figlia Rosines, lei lo accusò di perseguitarla, di sfruttare le questioni familiari per scopi politici e di usare i tribunali di Stato per vendicarsi di lei.
Alla fine Hugo Chavez fu costretto a gettare la spugna. «Stai montando una telenovela quindi metto fine allo spettacolo e al processo», ammise il presidente in un’umiliante comparsa televisiva.

Ancora oggi quella vittoria è il miglior cavallo di battaglia di Marisabel. «Quando lo sento parlare in pubblico – ripete l’aspirante sindaco - mi viene in mente la famosa risposta del re di Spagna Juan Carlos e vorrei anch’io dirgli «ma stattene zitto».

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