"Vent’anni fa mi cacciarono adesso entrerò all’Ariston"

Maurizio Costanzo, che sarà al festival nell’ultima serata, non ha mai messo piede nel tempio della musica italiana

"Vent’anni fa mi cacciarono adesso entrerò all’Ariston"

Sarà la prima volta che metterà piede all’Ariston. In 71 anni di vita non è mai entrato nel tempio della musica italiana o, come dir si voglia, nella dépendance della tv nostrana. Guarda un po’ i casi della vita: Maurizio Costanzo, un protagonista assoluto dello show, arriverà al teatro di Sanremo solo quest’anno, alla serata finale del Festival, il 20 febbraio. Per di più, dopo sua moglie Maria De Filippi, più giovane d’età e di carriera, che nell’ultimo festival si è prestata a giocare alla «valletta» di Bonolis.

Insomma, per Costanzo, è un grande rientro in quella Rai dove iniziò la sua carriera negli anni Settanta e dove ha deciso di chiuderla dopo l’addio a Mediaset. Un ritorno iniziato con passo felpato con un programma in radio e con uno spazio notturno nella trasmissione «Palco e retropalco» di Raidue e messo a punto dopo la fine del contratto con il Biscione e una stagione autunnale che ha ripercorso la storia più che ventennale dello show che porta il suo nome su Canale 5.

Dunque, Costanzo, si ricomincia da Sanremo, un bel battesimo...
«È nato tutto per caso. Mi sono visto con il manager di Antonella Clerici, ne abbiamo parlato e nel giro di pochi giorni abbiamo trovato l’accordo con la direzione di Raiuno».

Perché non è mai stato all’Ariston?
«Semplicemente non è capitato, ci provai una volta nell’88, volevo fare un Costanzo show dal teatro, ma mi impedirono di entrare: erano gli anni di forte contrapposizione tra le due aziende».

Subito i maligni avranno pensato: che inciucio, lo scorso anno la De Filippi premiava il vincitore del suo talent «Amici», Marco Carta, sul palco dell’Ariston e quest’anno ci arriva il marito, tutti e due proprio alla finale.
«Vero, io e Maria ci abbiamo riso su e ci siamo detti: mo’ chissà che si dirà di noi, quante dietrologie. Siamo abituati alle maldicenze. Ma lo sapete, io volevo solo tornare in Rai: i dirigenti sono stati così gentili da accogliermi e la questione si è perfezionata quest’estate, il tutto ha coinciso con la preparazione del Festival».

Dove tra l’altro ci saranno accanto alla Clerici i pezzi da novanta dello show italiano, da Bonolis a De Sica e forse Fiorello.
«Appunto. E un pezzo della Tv mi sembra di averlo fatto. Comunque, sarò all’Ariston più in veste di giornalista che di showman: farò il moderatore delle conferenze stampa in diretta al mattino su Raiuno con i giornalisti accreditati al Festival. E alla serata finale penso, anche se non ho ancora deciso, di fare un’intervista a un grande personaggio, magari passato dal Festival».

E poi, in che veste la vedremo in Rai?
«In primavera firmerò un programma per Raiuno che sto scrivendo con alcuni giovani collaboratori: lo condurrà Enrico Vaime e si chiamerà Non c’è futuro senza passato. È una sorta di storia ragionata della televisione con interviste e materiale delle teche Rai, un viaggio tra i generi, dalla fiction, al varietà ai game show ai reality».

Quando tornerà lei in video?
«Ci sono vari progetti. Ora stiamo studiando un programma che potrebbe andare in onda a fine 2010 con protagonisti i talenti italiani, le eccellenze nel campo della musica, della danza, dell’arte drammatica. Intendiamoci: non ha nulla a che fare con lo show di Maria, lei punta sui ragazzi, io sui professionisti. Tengo a sottolineare che non lo faremo dal Parioli e che non lo produrrà la mia società: studi e maestranze saranno della Rai».

Per molto tempo il suo talk è stato sinonimo di confronto pacato, non le piacerebbe mettere in piede un programma sulla Tv di Stato dove si dibatte di politica senza scannarsi?
«Lo farei volentieri, ma queste cose non si decidono a tavolino, non si può scrivere nero su bianco "ora abbassiamo i toni", ci si arriva a poco a poco. Comunque io non rinuncio al discorso che sto portando avanti da 25 anni, una televisione pacata che però combatte battaglie come quella contro la mafia».

Com’è tornare a viale Mazzini dopo trent’anni? Non tutti avranno fatto i salti di gioia nel rivederla...
«È un’azienda molto diversa, più burocratica, più confusa, però sempre affascinante.

Ci sono ancora delle maestranze di grande cuore e professionalità. Si racconta sempre della rivalità tra me, Vespa e Baudo: loro, e anche Conti e Giletti, mi hanno fatto tutti gli auguri pubblicamente, meglio di così non potevo sperare... ».

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