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IL VENTO DEI VALORI

IL VENTO DEI VALORI

Domenica ero a Parigi e dalle finestre sentivo il tonante frastuono di boulevard Montparnasse in subbuglio: musica rock fortissima, canti, urla, suoni. Scendo in strada e vedo centinaia di famiglie con bambini in carrozzina che corrono per raggiungere il corteo, composto soltanto di adolescenti, ragazzi e ragazze in jeans e maglietta dai dodici ai vent’anni, Non so quanti fossero, ma era una manifestazione enorme. E per che cosa manifestavano? Manifestavano contro l’aborto. E allora ho pensato: qualcosa sta cambiando nella storia dei sentimenti: trent’anni fa si manifestava con le femministe per l’aborto e la libertà sessuale. Oggi a nessuno passerebbe per la testa. Oggi sono cambiati i valori, gli umori e la memoria. La vita passata di chi ha più di sessant’anni sembra tutta in bianco e nero come un vecchio documentario. Ed è questa irruzione di nuovi valori e nuovi modi di sentire che ha determinato la bocciatura totale del referendum. La manomissione della vita, e non parliamo della sua soppressione, è vissuta con diffidenza e disgusto dai ragazzini ai primi amori e un mondo a misura dei bambini e delle mamme e delle famiglie è quello che si vede nelle grandi città europee, salvo quelle italiane. Si sente molto il grido allarmato secondo cui un complotto di preti e cardinali e monsignori vorrebbe cancellare la legge 194. È una sciocchezza. Ieri sera il cardinale Ruini ha negato in modo netto una tale idea, ma forse lo stesso cardinale Ruini sottovaluta proprio ciò che sta crescendo nel mondo laico, della gente come me che su Dio ha più dubbi che certezze, che coglie un nuovo vento certamente sollevato anche dai forti polmoni di Karol Wojtyla, ma non soltanto. E occorre anche ripensare, fra coloro che come me si sentono laici, il significato della parola laico: che vuol dire? Indica chi non prende ordini dalle curie, dai pontefici, dagli ayatollah o dai rabbi? Ma allora sarebbe un’altra sciocchezza: nessun vescovo o papa o pastore, ministro di culto in una società libera ha il potere di far votare in un modo piuttosto che in un altro. Guardate che cosa successe in questo Paese quando si trattò di ratificare col voto popolare prima il divorzio e poi l’aborto: gli italiani d’allora corsero in massa a dire no al loro papa, ai loro vescovi e cardinali. Ma l’Italia del 2005 con i numeri ha detto che questi referendum le fanno schifo, sono indecenti. Avrà un significato o no? E se ce l’ha, qual è? Il fatto è che anche l’Italia, come tutti i Paesi d’Occidente, ha cambiato pelle negli ultimi cinque anni. In America George W. Bush, con grande scorno e scandalo delle nostra sinistre, ha vinto facendo una campagna sui valori. Anche Tony Blair ha vinto sui valori. Di misura, ma ha vinto. In Italia la sinistra italiana nella sua compattezza ex e post comunista, ha perso proprio sui valori e non perché un prete cattivo abbia gridato bau agitando l’aspersorio. Ha perso perché non capisce più il Paese come lo conosceva Enrico Berlinguer. Marco Pannella, anche lui che è un uomo generoso e intelligente, farebbe bene a scendere dal cappuccino e farsi male con la realtà reale, non con quella immaginaria, comprendendo così che oggi i valori della libertà sono quelli della vita e che tutto quello che puzza anche lontanamente di disprezzo della vita, di Frankenstein, di eutanasia della nonna rimbecillita sulla sedia a rotelle, di eliminazione di bambini non importa quanto piccoli per essere smontati, non è più accettato. E Capezzone, il quale giustamente crede, essendo in Italia, di essere un umorista, non capisce assolutamente il suo Paese e per mascherare il fatto che non capiscono e che sono abbarbicati come cariatidi a un mondo scomparso, fingono che esista una guerra di religione che somiglia alla caccia all'untore. E intanto parlano dei miei valori laici come se noi laici ci fossimo accordati sul primato della provetta sulla verità e la libertà, che sono i veri valori con cui vincere.
p.

guzzanti@mclink.it

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