Veolia: noi i soci nella scalata francese di Enel

Parigi fin da novembre ha una lista di società da difendere da «assalti» stranieri

Paolo Giovanelli

da Milano

Veolia ammette: aveva studiato «la fattibilità e le condizioni» per un’Opa su Suez assieme all’Enel. Ma a fine febbraio ha rinunciato a causa «dell’atmosfera» che si era creata. In altri termini: le pressioni politiche del governo francese hanno spinto il gruppo a fare marcia indietro quando ormai mancava poco al lancio dell’offerta. A dire il vero la motivazione ufficiale è un’altra: «Veolia - si legge in un comunicato - ha deciso di mettere un termine allo studio che avrebbe condotto a un’offerta ostile contraria alla volontà del gruppo». Peccato che il 23 febbraio Veolia avesse smentito in un comunicato di voler partecipare a una scalata a Suez o di avere «progetti di partecipazione diretta o indiretta a un’Opa».
Nel 2005 Veolia e Enel, dice il comunicato, «hanno studiato, tra l’altro, il futuro dei settori dell’energia e dell’ambiente in Europa, destinati, secondo gli esperti, a conoscere importanti movimenti di concentrazione». I due gruppi, sottolinea Veolia, «hanno in quel momento deciso di studiare la fattibilità e le condizioni di una operazione suscettibile di essere presentata al consiglio di amministrazione di Suez». Lo studio del progetto «si inseriva nell’ambito della strategia di sviluppo internazionale di Veolia Environnement».
L’ammissione di Veolia arriva nel giorno in cui la Commissione europea ha annunciato che il commissario al Mercato interno, Charlie McCreevy, ha inviato giovedì una lettera al governo di Parigi in cui solleva dubbi sulla correttezza del comportamento francese. «Ci sono indicazioni per affermare che alcuni dei principi (sulla libera circolazione dei capitali, ndr) sono stati violati» ha affermato un portavoce della Commissione. Ora l’esecutivo francese ha due settimane di tempo per rispondere e fornire le informazioni richieste sulla annunciata fusione Suez-Gaz de France. La Commissione vuole avere informazioni sulla «sequenza degli eventi circostanti la fusione» e ci sono dubbi in seguito «alle dichiarazioni che hanno fatto emergere interrogativi sul rispetto delle regole e dei princìpi del Trattato sul buon funzionamento dei mercati e sul principio delle libertà dei capitali». Inoltre non è ben chiaro che cosa abbia spinto Veolia alla «interruzione delle trattative».
Intanto, secondo il quotidiano La Tribune, i servizi di informazione parigini avrebbero preparato un elenco di società francesi che potrebbero essere oggetto di scalate.

Il documento sarebbe stato presentato «già a novembre» e comprendeva anche il gruppo dell’acciaio Acelor (su cui ha lanciato un’Opa l’indiana Mittal Steel) e Suez. Tra gli altri nomi ci sono Danone (finita lo scorso anno nel mirino della Pepsi), poi Société Générale, Casino (grande distribuzione), Saint Gobain (vetro e materiali), Thomson (informatica), Vivendi (media).

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