Verdi all’italiana: ambientalisti, ma solo a parole

Esimio signor Granzotto, apprezzo i suoi interventi, non tutti li condivido ma mi inchino davanti ad una erudizione che mi affascina. Lei è particolarmente insensibile ai problemi ambientali... Non si fa incantare dagli imbonitori ma... mi mette a volte in imbarazzo. Sono un vecchio amante della montagna, dei rifugi scomodi, dei bivacchi solitari e delle traversate, tutte cose ormai del passato ma vorrò ancora, a Dio piacendo, farmi una sciatina l’inverno prossimo. Mi sono sempre guardato attorno e divertito nel vedere gli animali fare cose per noi astruse, contento che, proprio dietro casa, venisse inaugurato un parco, che i bambini delle scuole lo piantumassero assistiti dalla Forestale ed oggi, a trent’anni di distanza, i cedri deodara svettano alteri. I primi anni formiche, zanzare, calabroni e vespe la facevano da padroni, ogni dieci minuti i pipistrelli facevano tre passate sopra i lampioni lasciando l’aria pulita. Le civette si erano installate negli anfratti delle case popolari prospicienti la parallela... E tutto per il meglio. I miei cinque nipoti hanno goduto e sfruttato al massimo gli spazi, a piedi, in bicicletta ed ora io ci passo, da vecchio, per andare a fare i rituali pagamenti alla posta o a salutar mio figlio in cimitero. Dallo scorso anno mi sono reso conto di un radicale mutamento: non ci sono le formiche, sono spariti i lombrichi... Chi ha più rivisto le cavolaie che in trenta secondi percorrevano il fronte - 150 metri - della casa andando verso sud? Per tacer del resto. Oggi il parco, una decina di ettari, è un deserto: a mala pena qualche zanzara al calar del sole... E come sarà accaduto il fatto? Semplice: i tosaerba diesel con aspiratore succhiano tutto e i tagliaerba a filo non lasciano scampo. A duecento metri di distanza, oltre la provinciale, il ciliegio del lavamacchine quest’anno ha fatto solo una manciata di ciliegie... gli anni scorsi un quintale. Che fare? Basterebbe disinserire l’aspiratore dal tosaerba principale e dotare di colorati rastrelli di legno il personale che fa le rifiniture. E ingaggiare - non siamo in recessione? - dei volontari, autoctoni e non, remunerandoli a ore o a volume o a peso. Ma chi sarà disposto a tanto? I miei 83 anni suonati non mi permettono sforzi impegnativi e poi, chi ha fatto il guaio non dovrebbe fare la penitenza?
Lamberto Tadiello - Cusano Milanino (Milano)
Bella, bellissima lettera la sua, caro Tadiello. Salvo per l’accusa che mi muove di «insensibilità» ai problemi (e meno male che non ha scritto «ai valori») ambientali. Ma come le viene in mente? Io sono insensibile, anzi, sono ostile al terrorismo ambientalista che con la storia del buco dell’ozono, del riscaldamento globale di origine antropica, dei poli che si squagliano ogni due per tre, che con tutti questi infondati cataclismi planetari dà seguito a una remunerativa (per loro, per i pasdaran ambientalisti) macroecologia la cui «verità» è riposta nelle astratte e indimostrabili proiezioni matematiche, non nella terragna realtà dei fatti concreti. Non nelle relazioni anche minute tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono. Delle quali lei, caro Tadiello, ci offre un’esemplare testimonianza. Pensa forse che gli Al Gore abbiano elaborato un Protocollino di Kyoto che impegni il consesso mondiale a limitare, dove è possibile, dove non costa niente, l’uso di sofisticati macchinari che si rivelano ecologicamente micidiali? Ma chissà, leggendo la sua lettera forse i responsabili comunali del verde pubblico si metteranno una mano sulla coscienza e l’altra al rastrello.

Però tenga conto, carissimo Tadiello, che saremo sì il popolo più ambientalista (a parole) che ci sia, ma la stragrande maggioranza di noi non vuol sentir volare i pipistrelli (s’attaccano ai capelli, come vuole la leggenda), detesta la civetta perché porta male, ha schifo e orrore dei bruchi gialli e verdi. E in quanto a zanzare, calabroni e vespe, se ne sente il ronzio mette mano al flit. Per costoro la natura è sì bella e buona, ma a condizione che non punga.

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