Ho aspettato qualche giorno per vedere se era tutto vero, se non si trattava di un pesce daprile anticipato, se davvero cera una buona fetta del Parlamento che sosteneva che, a causa delle sue parole sui Dico, larcivescovo di Genova e neopresidente della Cei Angelo Bagnasco è una specie di pericoloso talebano intollerante. E se davvero cera unaltra buona fetta del Parlamento - compresi deputati e senatori e consiglieri regionali e dirigenti di partito che si dicono cattolici - che non ha censurato la pesantezza degli attacchi a Bagnasco.
E invece era tutto vero. Bagnasco è stato tacciato di intolleranza con un atteggiamento che dellintolleranza è quasi un manifesto programmatico. E in pochissimi si sono sentiti in dovere di reagire.
Perchè proprio qui sta il punto: abbiamo disimparato a reagire, ci scorre tutto addosso, come se fosse tutto normale, tutto scontato, come se chiunque avesse diritto alle proprie idee, tranne noi alle nostre. E, in questo caso, intendo noi cattolici.
Ovviamente, non è obbligatorio avere la fede, ci mancherebbe altro. E alcuni dei nostri più cari amici e lettori sono atei che rispettiamo come e più degli altri. Così come non è obbligatorio essere contrari ai Dico, ci mancherebbe altro. Io, personalmente - come ho spiegato anche laltra sera in una interessantissima serata del Lions Genova Boccadasse - sono contrario, anche perchè mi piace rispettare sempre e comunque le leggi, comprese quelle sugli scontrini, e mi attengo scrupolosamente allarticolo 29 della Costituzione: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulleguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dellunità familiare».
É un testo, si badi bene, non scritto da pericolosi integralisti, ma frutto di un ricco dibattito fra tutte le tradizioni culturali del Paese: democristiani, comunisti, liberali, azionisti... E dice: «naturale» e «fondata sul matrimonio». Tutto molto chiaro, no? Possibile che la Costituzione - ritenuta un totem intoccabile su decine e decine di articoli, compresa tanta robetta minore - passa immediatamente di moda se parla di famiglia? E possibile che, se Bagnasco usa la stessa lingua della Costituzione, viene attaccato?
Poi, ribadisco, si può essere favorevoli o contrari ai Dico. Personalmente - ma è solo il mio pensiero, nulla di più - penso che, quando si parla di diritti, occorra parlare anche di doveri. E, pur non avendo assolutamente alcun pregiudizio contro gli omosessuali e trovando sbagliate alcune posizioni integraliste e quasi razziste, credo che non occorra in alcun modo preparare la strada alle adozioni omosex. Ma sono disposto a dibattere con chiunque non la pensi come me, per ascoltare e valutare le sue ragioni.
Mi piacerebbe che lo stesso diritto al rispetto delle idee e lo stesso ascolto venisse riconosciuto alle idee di monsignor Bagnasco o, se preferite, del nostro caro «don Angelo». Laicamente, non laicisticamente.
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