Il vero sciopero? E'contro i baroni Oggi la riforma al voto finale in Senato

Scintille in Aula, Di Pietro soffia al Pd la platea dei manifestanti Presidio a oltranza a Palazzo Madama: "Bloccheremo Roma". Risse e denunce la contestazione finisce in procura. Intanto dilaga l'antiprotesta. Storie dall'università feudale: la medicina in ateneo è affare di famiglia

Il vero sciopero? E'contro i baroni 
Oggi la riforma al voto finale in Senato

RomaDalle stanze del Senato, le grida arrivavano lontane ma salivano di tono ogni volta che qualcuno, alle grandi finestre, si sporgeva o spostava una tenda. «Ladri!». «Buffoni!». «C’avete solo la mafia!». Pioveva a dirotto ieri pomeriggio mentre il corteo dei ragazzini delle superiori che già dalla mattina aveva fatto picchetto tra piazza Navona e corso Rinascimento si univa con quello degli universitari della Sapienza. Il grande ingresso di Palazzo Madama era presidiato dalla polizia, la via chiusa, il traffico del centro di Roma bloccato, tutti gli accessi verso piazza Navona sbarrati dagli agenti in tenuta antisommossa, i turisti spariti dai bar di fronte alle fontane del Bernini.

In strada, chi con il libro sulle ginocchia al riparo sotto i portici, chi arringatore con il megafono in mano, si urlavano slogan contro il ministro Mariastella Gelmini e Silvio Berlusconi, ma anche contro la politica tutta. Nell’aula, il voto dei senatori assediati arrancava, la discussione sugli emendamenti al decreto Gelmini sulla scuola si inacidiva, e l’Italia dei Valori inviava di tanto in tanto «ambasciatori» a parlare con gli studenti riuniti nel presidio, decisi a rimanere lì tutta la notte, fino a questa mattina, quando è atteso il voto definitivo al provvedimento.
Una novità di ieri, le coccole insistenti dell’Idv ai giovani manifestanti, che ha avuto una corrispondenza anche in aula, dove proprio il partito di Di Pietro ha lanciato «l’ostruzionismo dell'applauso», come l’ha chiamato orgoglioso il senatore Stefano Pedica, il più attivo nel fare su e giù, dalla strada al banco. Già nel primo pomeriggio, il senatore Pedica, con Vincenzo Vita, del Pd, era sceso dal palazzo per parlare con i manifestanti: «Il nostro impegno sarà bloccare in Parlamento la legge», la promessa solenne dell’inviato Idv tra i ragazzi.

Ma nel corteggiamento del Partito democratico e dell’Italia dei Valori agli studenti sembra l’abbiano spuntata i dipietristi. Walter Veltroni ha chiesto ieri al governo di «ritirare il decreto» e di discuterne «con le parti sociali». Gli emissari di Di Pietro hanno puntato invece direttamente alla piazza.
Protesta «non politicizzata» viene definita dagli studenti la loro mobilitazione. E in effetti alcuni slogan ieri erano diretti contro tutti: «Politici mafiosi» era scritto in pennarello rosso in piazza Navona: punte di grillismo e dipietrismo, di sfiducia verso tutte le istituzioni dello Stato. Ma quando, verso le cinque, sono arrivati gli universitari, le grida sono diventate più cattive contro Berlusconi e Gelmini. Comunque sia, attacco contro tutti e antiberlusconismo pesante, sono piaciuti tantissimo al partito di Di Pietro, che ieri sembra aver messo definitivamente il cappello sulla protesta giovanile: «Il centrosinistra compatto - spiegava Pedica ai ragazzi - ha deciso di applaudire a ogni intervento, per rallentare il più possibile i lavori».
Prima si era sfiorata la bagarre tra i senatori mentre i ragazzi in strada urlavano il dissenso: si erano esauriti i tempi dell’opposizione per gli interventi sugli emendamenti, tra le proteste e gli striscioni esposti a sorpresa dall’Italia dei Valori.

«È un 28 ottobre da marcia su Roma», proclamava il presidente dei senatori dell’Idv, Felice Belisario. Un ostruzionismo non accettabile perché era stata la conferenza dei capigruppo, sottolineava il presidente Renato Schifani, a decidere che questa settimana si sarebbe votato in via definitiva il decreto Gelmini. Schifani ha interrotto la seduta, ha convocato i capigruppo, e si è deciso di discutere fino alle 22 per poi dare spazio alle dichiarazioni, questa mattina, dalle 9 alle 10, e infine andare al voto.
Il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro si è addirittura scusata a «nome del gruppo» per le «intemperanze avvenute in aula» e «non rivolte alla sua persona», ha detto a Schifani.

Il presidente ha accettato le «scuse sincere» della collega e ha rinnovato la sua «alta considerazione per il ruolo dell’opposizione», i cui diritti «sono sacri», e del «Pd». Nessuno dei due ha citato i dipietristi. Questa mattina si vota, Senato ancora sotto assedio: appena il decreto Gelmini diventerà legge, hanno annunciato i manifestanti, «bloccheremo Roma».

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