Veronafiere, l’anno della svolta Rafforzamento interno ed estero

Il 2010 per la Fiera di Verona coincide con il primo anno del nuovo piano industriale approvato dagli azionisti alla fine dello scorso anno. Un progetto che prevede oltre 70 milioni di investimenti e il raggiungimento di un fatturato annuo superiore ai 100 milioni di euro nel 2014, anno che avrà la maggiore densità di eventi. Il piano tende a rafforzare l’attuale posizionamento dell’ente scaligero come una delle principali realtà economiche in grado di sostenere l’espansione del made in Italy nel mondo.
«Una delle nostre missioni - spiega al Giornale Ettore Riello, presidente - è aiutare le aziende italiane, prevalentemente Pmi, a superare le difficoltà insite nel raggiungere o consolidare i propri presidi nei mercati più lontani. Mi riferisco sia a quelli emergenti, come quelli del Far East e dell’area cosiddetta Bric, ovvero Brasile, India e Cina, sia a quelli storicamente più strategici per la nostra esportazione, in primis gli Stati Uniti».
Nel piano industriale 2010-2014, gli obiettivi di rafforzamento sul mercato interno e su quelli esteri, nell’ottica di rappresentare una «piattaforma per il made in Italy», mostrano evidenti sinergie. Già da anni Verona Fiere ha iniziato a portare (in particolare con iniziative tipo «roadshow») alcune sue manifestazioni, basandosi sul know how accumulato in Italia e portando con sé alcuni degli operatori nazionali più importanti. Allo stesso tempo, questi eventi hanno iniziato a funzionare come ulteriore fattore di promozione delle fiere italiane, accrescendo il numero di buyer e di giornalisti che ogni anno affluiscono a Verona. Per queste operazioni sono state scelte soprattutto le manifestazioni di riferimento di Verona Fiere. «Tra i mercati in cui vantiamo da anni un ruolo di eccellenza - chiarisce Riello - vi sono l’agroalimentare, con tutta la sua filiera, e quello del marmo-lapideo, con focus sia sui materiali sia sulle tecnologie». E così, già dal 1998 al Vinitaly si è affiancato il Vinitaly World Tour, che prevede manifestazioni annuali in vari Paesi. A Singapore, India, Corea del Sud, Giappone, Russia, Usa, da quest’anno si aggiungono Brasile e Svezia. Per fare un altro esempio, per Marmomacc è stato stretto un accordo con un organizzatore statunitense da cui è nato StonExpo Marmomacc Las Vegas. Prossimamente la Fiera di Verona punta a sviluppare una nuova partnership in questo settore in Sud America, dove nei prossimi anni è previsto un rimodernamento delle infrastrutture, mentre per quello vinicolo si mira a creare una nuova joint venture con una primaria fiera in Asia. È importante sottolineare che le prossime mosse si basano su un’esperienza pluriennale e che è continuata, nonostante la crisi, anche di recente. Come dimostra la costituzione, nel 2009, della società Verona Fiere Lems India Private.
L’aumento dei ricavi da attività estere è uno degli obiettivi del piano industriale di Fiera di Verona. «La strategia estera è una di quelle che ci permette di considerarci dei partner delle imprese - sottolinea Riello - e rappresenta una delle nostre principali leve competitive». Le fiere italiane realizzano circa il 10% del proprio fatturato attraverso operazioni all’estero, contro il 20% delle fiere tedesche. Non bisogna comunque dimenticare che in Germania le fiere sono statali, hanno strutture societarie semplificate e si possono permettere correlazioni tra investimenti economici e spazi messi a disposizione non sostenibili in Italia. «Per aumentare la competitività del nostro mercato fieristico - conclude Riello - sarebbe necessario un maggiore consolidamento.

Oggi molte fiere minori non ce la fanno a reggere i colpi della crisi e competono con quelle maggiori a colpi di sconti sul noleggio delle superfici, adottando strategie economiche di corto respiro. Le nostre dimensioni e il nostro modo di operare, invece, ci permettono di avere una visione di lungo periodo».

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