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Il carnevale, gli alberi, le leggende: la Basilicata come terra di luce

Alcune curiosità molto peculiari sulla Basilicata, a partire dal suo nome: quali sono i riti ancestrali, le abitudini e le leggende di questo luogo pieno di fascino

Il carnevale, gli alberi, le leggende: la Basilicata come terra di luce
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La Basilicata è una terra meravigliosa e sorprendente. Nel tempo divenuta scenario del cinema, questa regione è pura luce, come in una poesia di uno dei suoi figli più noti, il poeta Rocco Scotellaro che ne descrisse “distese ginestre, spalle larghe dei boschi che rompete la faccia azzurra del cielo, querce e cerri affratellati nel vento, pecore attorno al pastore che dorme, terra gialla e rapata”.

Non si conosce perfettamente l’etimologia dei due nomi di questa terra. Un’anima appartiene alla Basilicata, il cui toponimo forse è legato al basilikos, un funzionario bizantino che appare in un documento della fine del XII secolo, e che nel 1932 ha mandato in "pensione" la Lucania. Quest’ultima è l’anima celata della Basilicata: forse Lucania viene da “lucum”, bosco, oppure è possibile che venga da “lucem”, luce.

Leggende sulla Basilicata

Matera, scorcio

Tra le curiosità più peculiari della Lucania ci sono le sue leggende. In una si racconta di una madre disabile, che viveva con due figli, un maschio e una femmina. Un giorno il maschio non tornò dal lavoro e la sorella andò a cercarlo: la madre pregò una madonnina di terracotta che aveva in casa e i due tornarono sani e salvi, ringraziando a propria volta il manufatto: mentre i due giovani facevano questo, la madre, che non camminava da anni, si alzò dalla sua sedia.

Secondo un altro mito a tema religioso, nella cattedrale di Acerenza sarebbe conservato il Santo Graal, ovvero il calice da cui Cristo bevve durante la sua ultima cena. Pare infatti che la cittadina fosse di passaggio per i crociati che tornavano dalla Terrasanta, e che proprio nella cattedrale ci fosse per essi un punto di ristoro.

Il peperone sulla neve

Orecchiette e cinghiale con peperone crusco

La cucina lucana si basa su ingredienti semplici. Uno di questi è il peperone crusco, un peperone dolce cresciuto nell’area di Senise, che viene sottoposto a uno choc termico: dopo essere stato fritto in olio bollente, viene sottoposto a un brusco abbassamento di temperatura, per poi essere utilizzato in una molteplicità di ricette. Forse non tutti sanno che un tempo - ma c’è chi lo fa ancora oggi, quando possibile - il raffreddamento consisteva nel porre il peperone fritto e ancora bollente nella neve. In questo modo lo choc termico era assicurato.

Il carnevale

Montescaglioso

In Basilicata esistono diverse tradizioni di carnevale. Le maschere affondano le loro radici nella cultura contadina: c’è la Quaremma, una vecchia vestita a lutto che simboleggia la Quaresima, l’Urs, ovvero l’orso, e i Rumit, alberi deambulanti, un po’ come Barbalbero de Il Signore degli Anelli.

Le maschere sfilano tra gennaio e marzo tra le strade di Aliano, Cirigliano, Lavello, Montescaglioso, San Mauro Forte, Satriano di Lucania e Teana, ma non si tratta di semplici sfilate con carri allegorici, ma di vere e proprie rappresentazioni teatrali all’aperto.

I riti arborei

Pietrapertosa

Oltre che durante il carnevale, la Basilicata è l’ideale da visitare in altri momenti dell’anno per via di alcuni riti ancestrali e rurali che riguardano gli alberi. Ad Accettura, ad esempio, a maggio si celebra un matrimonio tra gli alberi: in pratica viene piantato un innesto su un albero preesistente, augurando fecondità al territorio. A metà giugno una cerimonia del genere si svolge anche a Pietrapertosa, a Terranova del Pollino e a Rotonda.

Un rituale anch’esso molto simile, si tiene a Castelmezzano ma a settembre: si tratta della sagra du’Masc’, in cui rami di un albero prescelto vengono portati in processione in paese dai buoi.

Dopo l’innesto, i giovani del luogo dovranno scalare l’albero.

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