Letteratura

Viaggio attorno a Tolkien e alla sua Terra di Mezzo

La grande mostra sullo scrittore, senza ideologia. Sangiuliano: "Non l'ha voluta la Meloni, ma verrà"

Viaggio attorno a Tolkien e alla sua Terra di Mezzo

La Compagnia dell'Anello non ha paura del Potere che inganna e seduce: sa di poterlo dominare.

Non ha paura il presidente Giorgia Meloni, che già dai tempi della Repubblica di Mezzo rivendicava Tolkien come autore di riferimento; né il ministro Gennaro Sangiuliano, che Tolkien lo legge dagli Anni del Fronte. Né gli ex giovani ribelli della Nuova Destra che negli anni '70 videro sorgere nei Campi Hobbit l'alba di un'altra politica. Ora, ghermito e incatenato il Potere, la Destra di Tradizione e di Governo tributa il suo omaggio poetico al vecchio Professore di Oxford che seppe svegliare il drago della fantasia, della leggenda, del Mito.

E così arriva a Roma, alla Galleria nazionale d'Arte moderna e contemporanea della direttrice Cristiana Collu, la prima grande mostra italiana dedicata al creatore della Terra di Mezzo. S'intitola Tolkien. Uomo, Professore, Autore, è stata presentata ieri al Ministero della Cultura e aprirà a giorni, il 16 novembre. Fortemente voluta proprio dal ministro Sangiuliano («La premier Meloni non è stata coinvolta nell'organizzazione: lo ha saputo dopo, ma so che ama Tolkien come altri milioni di lettori e so che verrà all'inaugurazione»), pensata per celebrare un autore mondiale nel cinquantenario sia della morte sia della prima edizione italiana dello Hobbit (era il 1973), e curata da Oronzo Cilli, membro della Tolkien Society inglese e tra i maggiori studiosi dello scrittore, la mostra si annuncia ambiziosa per dimensioni e autorevolezza delle istituzioni internazionali coinvolte, sulla linea delle grandi esposizioni tolkieniane a Oxford nel 2018, alla Bibliothèque nationale de France a Parigi nel 2020 e a Milwaukee nel 2022. E soprattutto vorrebbe essere a-ideologica.

Strano: solo in Italia capita di doversi giustificare, viste le noiose polemiche preventive, per una mostra ddicata a uno scrittore fra i massimi del secolo, autore di quel Signore degli anelli che secondo alcune classifiche è il terzo libro più letto nella storia dell'umanità dopo la Bibbia e il Corano, capace come pochi altri di influenzare arti, società e costumi. E alla fine, anzi: all'inizio dell'avventura della mostra italiana, sul Tolkien «patrimonio ideologico» della Destra politica, è proprio Sangiuliano a tagliare la testa all'orco: «Tolkien è stato un conservatore, antifascista e anticomunista, fervente cattolico, difensore di valori umanitari di comunità, solidarietà, amicizia che ritroviamo nella sua opera, profondamente cristiana nonostante i riferimenti al mondo pagano». Ed ecco le radici che non gelano rivendicate dalla destra conservatrice: il coraggio, la solidarietà, il sacrificio di sé, il senso dell'onore, la critica alla società consumista e disumanizzante, la Speranza che non ci abbandona anche nei momenti più cupi, la certezza che gli impervi sentieri del Bene siano da preferire alle seducenti scorciatoie del Male... Come dice Thorin Scudodiquercia allo hobbit Bilbo Baggins: «In te c'è più di quanto tu non sappia, figlio dell'Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d'oro, questo sarebbe un mondo più lieto».

«Dentro Il Signore degli anelli - capì subito C. S. Lewis - ci sono delle cose meravigliose che feriscono come spade o che bruciano come freddo acciaio».

E le cose meravigliose in mostra saranno tante. Divisa in tre sezioni, ossia l'«Uomo» (gli anni difficili dell'infanzia, la famiglia, la guerra nelle trincee della Somme nella Prima guerra mondiale, che gli suggeriranno molte scene di battaglia fra nani, elfi, uomini, orchi e mannari...), il «Professore» (gli anni di insegnamento a Oxford, gli scritti storici e linguistici, il rapporto fra filologia e narrativa) e l'«Autore» (la fortuna della sua opera, pubblicata in 50 Paesi e tradotta in 70 lingue, dall'hawaiano al bretone), espone 1300 pezzi fra manoscritti, lettere, fotografie tra le quali quelle dei suoi viaggi in Italia, a Venezia e Assisi nel 1955 - 900 libri in edizioni di tutto il mondo, a partire dalla prima integrale uscita in Italia da Rusconi nel 1970, proiezioni animate delle mappe della Terra di mezzo e oltre cento opere di illustratori e artisti che si sono ispirati all'epopea che ha saputo plasmare una nuova mitologia per il mondo contemporaneo, fra film, fumetti, giochi di ruolo, canzoni come quelle dei Led Zeppelin...

La mostra di Roma sarà - come quello della Compagnia dell'anello - un lungo viaggio. «Un po' come avviene nell'ampliarsi dei cerchi concentrici sulla superficie dell'acqua colpita da un sasso spiega il ministro Sangiuliano, il Gandalf di questa avventura - il tempo che via via ci allontana dalla parabola terrena di John Ronald Reuel Tolkien, dilata progressivamente anche la portata del suo lascito alla cultura contemporanea, divenuto ormai così interdisciplinare da travalicare i limiti della letteratura in senso stretto». E se è così, siamo sicuri che il Tolkien che incontreremo nella mostra di Roma non sarà solo per tutti: studiosi, addetti ai lavori, lettori che già lo conoscono e lettori che se ne devono ancora innamorare. Ma anche di tutti: missini nostalgici, postfascisti, figli dei fiori in disarmo, fedeli del re di Gondor e antisovranisti, amanti del fantasy e ancor più della Fantasia creatrice.

Gli scrittori che riescono a farlo, come Tolkien, si chiamano classici.

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