Cronache

Viaggio tra i comitati che vogliono far perdere il treno all’economia

Portano pochi cittadini in piazza e non hanno l’appoggio dei sindaci. Spunta un nuovo Metrò

Viaggio tra i comitati che vogliono far perdere il treno all’economia

È una piccola galassia in cui si trova un po' di tutto, quella dei gruppi anti-Terzo Valico piemontesi. C'è l'ambientalismo militante di Wwf e Legambiente, ci sono i comitati locali per la salvaguardia di questo o quel territorio comunale, e poi c'è anche una rete denominata «Comitati Scrivia», forse la più agguerrita, che da cinque anni si occupa del coordinamento di qualsiasi protesta ambientalista abbia luogo nei dintorni dell'omonimo torrente. Componenti eterogenee, politiche e apolitiche, ma tutte d'accordo quando si è trattato di salire su un pullman diretto a Bussoleno per manifestare la propria solidarietà nei confronti dei cittadini della Val Susa in occasione del recente sciopero generale; un po' meno d'accordo al momento della dimostrazione vera e propria, visto che, come lamentano gli stessi Comitati Scrivia, durante la marcia la delegazione alessandrina «si è assottigliata» per misteriose ragioni.
A prescindere dall'oscuro contrattempo, la partecipazione dei no-Tav locali alla protesta degli omologhi valsusani è senza dubbio una significativa dichiarazione d'intenti, anche se è da escludere il verificarsi di una situazione analoga il giorno in cui si dovessero effettuare i primi carotaggi per la costruzione del Terzo Valico. È Vincenzo Fasciolo, ex ferroviere e referente del «Comitato dei Cittadini di Novi», a spiegarlo: «In Val Susa le istituzioni locali sono nettamente contrarie alla linea ad alta velocità, e anche i sindaci e gli assessori scendono in piazza a fianco dei cittadini. Qui è molto diverso: gira che ti rigira - afferma sconsolato - tutti i Comuni sono favorevoli ai lavori per il Terzo Valico, almeno in linea di principio». Già, i Comuni. Una sorta di ago della bilancia, a cavalcioni tra coscienza ecologica e interesse collettivo. Il discorso portato avanti dalle giunte è sostanzialmente differente da quello della protesta popolare: la consapevolezza dell'utilità del Terzo Valico è sempre presente, anche nel proliferare di ordini del giorno costellati di proposte di modifica al progetto, di dubbi, di richieste di rassicurazioni sui rischi ambientali. L'esempio più recente è quello di Novi Ligure dove, al termine di una seduta del Consiglio Comunale infuocata più che altro a causa della presenza tra il pubblico di alcuni esponenti dei movimenti no-Tav, maggioranza di centrosinistra e opposizione hanno firmato un documento congiunto in cui chiedono, oltre ad una lunga serie di garanzie sull'impatto ambientale dell'opera, la valorizzazione della locale stazione di San Bovo come scalo merci intermedio.
Tutta un'altra musica rispetto ai proclami dello spontaneismo (fino a un certo punto) ambientalista, che proclama l'assoluta inutilità del Terzo Valico. «Il trasporto di merci su gomma, se diminuirà, non sarà per merito della nuova linea, ma per via della riduzione del movimento di container dovuto alla crisi del Porto», sostiene Fasciolo. Renato Milano del Wwf la butta sul poetico: «Meglio investire sulla cultura, che non pesa niente, piuttosto che individuare il progresso soltanto in mastodontici viadotti e gallerie». Chissà come sarebbe andata a finire se queste parole fossero state pronunciate nel 1860, quando fu realizzata la prima linea ferroviaria Genova-Torino, quella dei Giovi. E a proposito di questa tratta, che oggi vede transitare treni locali sovraffollati, c'è il progetto di trasformarla in una sorta di metropolitana genovese leggera, con corse ogni dieci minuti da Pontedecimo a Brignole e ogni mezz'ora da Busalla a Brignole. Questo sarà possibile quando la linea sarà completamente libera da convogli passeggeri a lunga percorrenza e da treni merci.

Vale a dire, quando ci sarà il Terzo Valico.
Paolo Bertuccio

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