Paolo Scotti
da Roma
La campagna elettorale non è ancora cominciata, ma in tv gli opposti schieramenti già duellano. Perfino in un genere televisivo non esattamente politico come quello delle fiction: è dei giorni scorsi, infatti, la polemica contro la Rai innescata dalla messa in onda di Giro di boa - primo episodio del nuovo ciclo del Commissario Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti - che da alcuni sarebbe stato considerato «di sinistra» (a causa della sua tirata contro il comportamento dei suoi colleghi poliziotti al G8 di Genova). Tirata in ballo, la Rai rispedisce al mittente le accuse. Ora la critica si è rinfocolata con Il Grande Torino di Beppe Fiorello che «trasuda comunismo»: parola del ministro della comunicazioni Mario Landolfi.
«Si tratta di una polemica datata - osserva infatti il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà - Oggi perfino in politica è difficile capire cosa sia di destra e cosa di sinistra, figuriamoci in tv. Con le nostre fiction noi raccontiamo soltanto delle storie, magari delle favole. E spesso favole che, nella gara degli ascolti, stravincono battendo la concorrenza. Perché il nostro dovere è quello: raccontare con garbo, rispetto e misura». Saccà ricorda anche come la scorsa stagione la messa in onda di una fiction sul dramma delle foibe avesse innescato una polemica analoga: «Ma il nostro dovere era raccontare quella storia, proprio perché per troppo era stata taciuta. E non fu un dovere né di destra né di sinistra». Perfettamente in linea con Saccà il direttore di Raiuno, Del Noce: «Come si fa a dire che Il Grande Torino sia di destra o di sinistra? - si chiede, riferendosi alla fiction andata in onda lunedì sera - Sembrava il libro Cuore. Del resto, quando si raggiungono certi risultati è il pubblico stesso a dimostrare che il prodotto premiato è dotato di misura ed equilibrio».
Più diretto ancora nei confronti del ministro Landolfi il segretario dei Ds, Fassino: «Le polemiche di Landolfi su certe fiction televisive sono del tutto strumentali. Penso che bisognerebbe superare la tentazione di ritenere ogni sera la tv al proprio servizio». Riecheggiando il parere dellattore Gigi Proietti («Se è per questo, quasi tutto il cinema italiano degli anni 50 e 60 era in mano ad autori di sinistra») il regista Pasquale Squitieri: «Tutta la comunicazione tv ha unimpronta di sinistra da moltissimo tempo. Eppure tante storie di martiri dellanticomunismo, di santi e papi sono state portate in scena da comunisti atei. Il paradosso è che solo da noi accade che il governo si lamenti dellopposizione. Per fortuna Landolfi lha fatto. Prima di lui non era mai accaduto».
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