«Viale Monza, rilanciare il mercato»

Costruisce a Milano con venti grandi architetti di otto diversi Paesi. «Una volta ha incontrato un politico. Comincia a parlare di cemento, mi dà del palazzinaro. Palazzinaro io? Ma di cosa stiamo parlando...». Di Manfredi Catella, uno che in Porta nuova (che riunisce i progetti Garibaldi, Isola e Varesine) investe 2 miliardi e mezzo di euro per trasformare 340mila metri quadrati. Tanto cemento dunque. «Non è solo cemento». E cosa allora? «Un’idea di città. Perché a me non è il cemento che dà emozione. Mi danno emozione mia moglie, i miei figli». E questo cosa c’entra con uno che di professione costruisce case che arrivano fino in cielo? «L’uomo, la qualità della vita». Solo uno slogan, viene facile pensare, per uno che i grattacieli poi li deve vendere. E allora lui ti spiega che almeno 20mila metri quadrati sono dedicati agli spazi culturali, che si usa tecnologia verde, che c’è un sistema pedonale continuo fatto di erba, alberi, piazze, ponti e un grande parco per attraversare tutto a piedi o in bici. Che una torre è il bosco verticale, con le piante che si arrampicano sui muri.
«All’inizio pensavamo di vendere agli stranieri. I milanesi sono tradizionalisti e credevo impossibile convincerli a spostarsi da via Manzoni o sant’Ambrogio». E invece? «Invece adesso hanno capito che vivere meglio è meglio. Che un parco sotto casa ti cambia le giornate. Che i figli è importante farli crescere bene». A Milano? «Basta con il disfattismo. Basta parlar male di Milano. Non se ne può più». Traffico, smog, prezzi alle stelle. Impossibile convincerlo. «Milano è bellissima» è il titolo che ha voluto per la mostra a cielo aperto promossa da mix milanoper, un’associazione «che promuove l’impegno per lo sviluppo civico, sociale e culturale». E di cui Catella con Kelly Russel è tra i 27 fondatori. Giovani come lui. «Raccolta di proposte per l’attuazione di progetti concreti, esemplari e replicabili, nati dall’ascolto della città e dei suoi bisogni». Ma per questo non ci sono già il sindaco e gli assessori? «Non dobbiamo solo lavorare. È importante che ognuno di noi oltre alla professione si occupi della sua città». Come la Fondazione Riccardo Catella, voluta per ricordare il papà scomparso. Di lui parla come di «un imprenditore romantico, amante della natura e attento al territorio: le sue realizzazioni sono testimonianza di un pensiero che ha messo al centro l’uomo e la qualità del vivere». Ed ecco spiegate tante cose. Come la Fondazione che fa nascere il Parco dei diritti dei bambini, creato da sette designer e accessibile anche alle disabilità. O le lunghe serate passate con gli abitanti dell’Isola per spiegare, intorno al campo da bocce perfettamente risistemato o alla vecchia trattoria, come il nuovo progetto non avrebbe stravolto il loro quartiere. Anzi dato più spazio ad associazioni, artisti, giovani, artigiani e bambini. Una fondazione, un’associazione, lo sbarco su internet, facebook, manifesti in tutta la città. E la voglia, anche non lo dirà mai, di fare quello che chi amministra non arriva a fare. Ma invece di lamentarsi, propone. Forse l’ha imparato negli anni americani. Impossibile non vedere in filigrana un nuovo progetto. «La politica? Assolutamente no», sorride. Poi ci ripensa. «Almeno a breve». Che per lui sono 24-36 mesi. Giusto in tempo per le prossime elezioni politiche. «Bisogna partire un anno prima», si tradisce. I conti li ha già fatti. «Oggi c’è troppa confusione. E poi io ho tanti bambini, un’azienda di famiglia, papà che ci ha lasciato sei anni fa. Devo lavorare. Almeno per ora». La porta resta aperta. La Moratti o Pisapia? «Non mi sembra che a Milano il centrosinistra abbia una classe politica in grado di amministrare la città». Per un imprenditore quello che serve sono stabilità e affidabilità. Perché lì i piani della torre principale progettata da Cesar Pelli sono cresciuti al ritmo di uno alla settimana. «Con i getti in sommità - si legge - sono stati raggiunti i 146 metri di altezza al trentaduesimo piano». Lì si trasferirà nel 2012 la sede di Unicredit.

E Porta Nuova con oltre 2mila operai e 10mila occupati nell’indotto, è il più grande progetto di rigenerazione di un centro urbano in Europa. «Ma la soddisfazione più grande, quella inaspettata e perciò più vera, è scoprire che 70mila persone hanno partecipato al referendum per scegliere le panchine della loro città. La nostra città».

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