Vicoli Le carezze (ai violenti) in un pugno

Una carezza in un pugno. La carezza è quella che viene data ogni giorno a chi impedisce agli altri di vivere normalmente. O di fare attività politica. O di lavorare. Il pugno è sempre quello, sempre quel pugno di Giorgio Bornacin tirato all’anarchico spagnolo che cercava di aggredire il ministro Ignazio La Russa. Nelle reazioni al pugno ci sono tutte le carezze che si aggiornano a cadenza meno che quotidiana. E non fanno notizia, non indignano. Nessuno chiede le dimissioni al sindaco e a tutta la giunta perché non solo non caccia i centri sociali e gli anarchici violenti dagli edifici pubblici che occupano abusivamente, ma addirittura si preoccupa di trovar loro più comode e accoglienti sedi con soldi pubblici. E lo fa a mente fredda, non nella concitazione del momento.
La carezza viene fatta sempre, ogni giorno, ai clandestini che rendono invivibili le nostre strade, che aggrediscono, derubano violentano. Lo fanno regolarmente anche i delinquenti italianissimi e genovesissimi, chiaro. Però la Regione Liguria sente il dovere di fare una legge apposita per garantire esplicitamente a tutti gli stranieri, anche i clandestini, le stesse agevolazioni previste per le persone oneste di qualunque cittadinanza o etnia.

E poi fa una legge per dire che in Liguria non bisogna fare un centro di accoglienza, tanto per ostacolare il più possibile l’attività dei poliziotti che devono garantire la legalità. E non risultano feroci reprimende a Burlando o all’assessore Vesco. Anzi. Neppure il bollettino di guerra della questura serve a cambiare le cose. (...)

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