Tutta colpa di Facebook. Se Mirko Direnzo, vigile urbano in servizio presso il comando di piazza Beccaria, si fosse limitato ad andarsene a passare l’estate al paese infilando una sequela di certificati medici, probabilmente non sarebbe successo niente. Ma il giovane «ghisa» ha commesso un errore madornale: ha iniziato a pubblicare su Internet una serie di fotografie che lo ritraevano in piena efficienza, in costume da bagno, sulla spiaggia dello stabilimento balneare dove lavorava, sullo splendido mare di Calabria.
Quelle foto sono arrivate all’attenzione dell’ufficio affari interni della polizia locale. Una pattuglia di colleghi è partita per la Calabria armata di telecamera: ed è tornata tre giorni dopo a Milano con un video inequivocabile. Il vigile Direnzo - bisogna dirlo - lavora come un matto: apre sdraio, chiude ombrelloni, appende insegne, sta alla cassa, insomma fa tutto quello che deve fare in alta stagione un bravo bagnino. Peccato che tutto questo avvenga mentre - in base ai certificati - dovrebbe essere inabile a qualunque lavoro, in seguito ad una caduta dalla moto avvenuta in piazza Piemonte, mentre tornava a casa dall’ufficio. E per il vigile assenteista scatta la denuncia alla Procura per truffa aggravata allo Stato e falso ideologico. Inevitabile, ad inchiesta chiusa, si annuncia anche il procedimento disciplinare che rischia di costare al vigile-bagnino il posto di lavoro.
La storia comincia alle 7,45 del 3 giugno scorso quando Direnzo, che è appena smontato dal turno di notte e sta andando a casa con la sua moto personale, cade in piazza Piemonte. Una pattuglia di colleghi lo soccorre, lui rifiuta il ricovero in ospedale, ma subito dopo se ne va da solo fino all’ospedale di Cernusco (nonostante abiti praticamente dall’altra parte di Milano) dove ottiene un certificato con 15 giorni di prognosi per «distorsione del rachide cervicale e del polso destro». Il giorno dopo, chissà perché, torna a Cernusco, dove un altro medico gli allunga fino a 21 giorni l’infortunio. Lo stesso medico, qualche giorno dopo, aggrava ulteriormente la prognosi. E così arriviamo alla fine di luglio.
Nel frattempo però il vigile infortunato ha cambiato aria. È tornato ad Altamura, in provincia di Bari, dove è nato. E qui il 30 luglio un medico gli allunga ulteriormente la prognosi fino a Ferragosto. Cose che accadono, si dirà. E poi magari quel polso non vuole proprio andare a posto. Peccato che tre giorni dopo, il 2 agosto, il vigile sia a 214 chilometri da Altamura, a Guardia Piemontese, sulla costa tirrenica della Calabria. E lì inizia incautamente a postare su Facebook le immagini che lo ritraggono in uno stabilimento balneare. Immagini inequivocabili: il malato fa la lotta, sta alla cassa, lavora con il badile in mano. Ad un’amica che chiede se può passarlo a trovare in spiaggia risponde: «Certo che ci sono!!! Lido termare dopo il fiume, il primo lido andando verso lo scoglio della regina! Se nn vieni a salutarmi ti ammazzo!!! Sono sempre qui! Baciiiii!».
Navigando su Internet, un collega inciampa nelle foto e sobbalza. Possibile? Poi, chiedendo di restare anonimo, fa una segnalazione ai capi. Da piazza Beccaria parte per Guardia Piemontese l’Alfa con una pattuglia degli Affari Interni alla ricerca di Direnzo. Per tre giorni, dal 9 all’11 agosto, lo filmano: lo vedono la mattina che arriva in motorino e senza indossare il casco(!), che lavora, che saluta tutti con l’aria del padrone di casa. Scriveranno i vigili nel rapporto finale: «incassa il danaro relativo all’affitto delle sdraio e degli ombrelloni», «servendosi di un trapano avvitatore fissa una insegna sul retro della cabina», «unitamente a B.M. tira fuori dal mare un pattino (addirittura nella fase finale è il solo Direnzo a tirare il pattino)», «riordina le sdraio ricollocandole dove previsto in spiaggia e chiude gli ombrelloni», «il tutto sempre utilizzando prevalentemente la mano destra».
I ghisa-Serpico rientrano a Milano. Il 14 agosto, sempre da Altamura, Direnzo fa arrivare al comando l’ennesimo certificato medico. Ma la stagione balneare volge al termine.
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