Roma

A Villa Celimontana torna la testa del Fiume

La divinità fluviale era stata decapitata e trafugata a dicembre Recuperata a Furbara dalle Fiamme gialle

Alessia Marani

Un furto su commissione, opera di una gang di ladri acrobati specializzati, con un «maestro» scultore capace di decapitare alla perfezione con taglio netto di scalpello la testa di una statua a quasi cinque metri di altezza: il capo barbuto della divinità fluviale della statua del Fiume di Villa Celimontana è stato recuperato dai finanzieri ad aprile. Ieri ne è stato dato l’annuncio in Campidoglio, presente il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, Giuseppe Zafarana e l’assessore capitolino alla Cultura, Gianni Borgna.
Un reperto «doc» trafugato su ordinazione la notte tra il 16 e il 17 dicembre scorso con un blitz «chirurgico»: i soliti ignoti sono saliti sul ninfeo, con dietro uno strapiombo di dieci metri d’altezza, quindi la barbara incisione. La testa mozzata, alta 60 centimetri, i berretti verdi del comando di Civitavecchia se la sono ritrovata abbandonata sul ciglio di una strada provinciale che dal litorale porta a Furbara, località dell’entroterra all’altezza di Cerenova. Un segno, la resa dei «topi d’arte» che ancora non erano riusciti a piazzare sul mercato «nero» delle antichità il pezzo di pregiato valore. «Il sospetto, forte - spiega il comandante di Civitavecchia, il capitano Luca Battella - è che il capo in peperino, opera secentesca, stesse per prendere la via dell’estero. Ci sono reperti che viaggiano tra l’Europa e l’America, poi tornano nel Vecchio Continente. Il tutto sta nell’individuare la “corrente” giusta». Alla pista dei predatori dell’ex Casino Mattei sul Celio, i finanzieri sono arrivati mettendo le mani la scorsa primavera su un’altra partita di refurtiva storica. «Merce» trafugata da «tombaroli» del posto, quelli disseminati tra il litorale e l’hinterland viterbese (22 gli interventi, 65 le persone denunciate dalla guardia di finanza dall’inizio dell’anno), specialisti del settore. Tutti ben noti tra loro, collegati a una rete di antiquari e conoscitori d’arte compiacenti, pronti a impreziosire, dietro cospicui ricavi, dimore e gallerie private d’appassionati collezionisti. Nell’auto di un «cercatore d’oro» saltano fuori appunti e annotazioni riguardo a una serie di oggetti «appetibili». Gli inquirenti si mettono all’opera, sono a un passo dalla soluzione del rebus. La banda del Celio si sente braccata, sa di avere gli agenti alle costole. A fine aprile la testa del Fiume viene «liberata», abbandonata sulla provinciale.
«Dal 5 luglio l’opera - dice il Sovrintendente Eugenio La Rocca - si trova in un magazzino custodito di Villa Celimontana. A inizio 2007 comincerà il restauro della fontana, programmato insieme a un restyling generale della Villa, soprattutto per quel che riguarda la manutenzione straordinaria e, poi, ordinaria del parco. Cura che verrà assegnata a un nucleo specializzato del Servizio Giardini». A ottobre 2005 altro sfregio: la prua della Fontana della Navicella, all’ingresso della Villa, fu portata via e recuperata dai carabinieri qualche giorno dopo. Anche allora il reperto venne abbandonato dai ladri.

«Roma è un museo a cielo aperto - ha aggiunto Borgna -, è praticamente impossibile mettere sotto tutela ciascun pezzo del patrimonio artistico e culturale».

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