Roma - «Ormai non sono più in grado di correre, data la pancia, ma, con relativa calma, mi affretterei a calarmi nel ruolo del mostro di Firenze, pur di lavorare con Tom Cruise!», sostiene Paolo Villaggio. Il bravo attore e scrittore, vera maschera del comico italiano, ha appena fatto la spesa, perché del pranzo e di quel che va mangiato nella sua bella casa sulla Salaria, si occupa lui, non la moglie Maura, con cura ed esigenza tutt’altro che fantozziane. Il telefono gli squilla in continuazione da quando il giudice istruttore Piero Luigi Vigna, già procuratore antimafia e uno dei pm nei processi contro il presunto serial killer delle colline intorno a Firenze, in un’intervista al Corriere della Sera buttò già il cast ideale per l’erigendo thriller su Pietro Pacciani, il brutale contadino di Mercatale (morto nel 1998 in circostanze misteriose), sospettato numero uno di quattro degli otto duplici delitti consumati fra il 1968 e il 1985 e attribuiti al cosiddetto mostro di Firenze. C’erano di mezzo coppiette, appartate in cerca d’intimità e spiate dai «compagni di merende» del Pacciani; pubi femminili e seni sinistri, asportati con precisione chirurgica; riti esoterici e pezzi grossi all’ombra del Palazzo... Molta carne al fuoco, dunque, della quale narra il bestseller Usa The Monster of Florence (Grand Central Publishing), scritto a quattro mani dal giornalista fiorentino Mario Spezi, autore di memorabili controinformazioni sul caso (che gli valsero 23 giorni di carcere, per depistaggio) e dal giallista americano Douglas Preston. Otto settimane di seguito nella «top ten» del New York Times e un’entusiasmante lettura pubblica del «MoF» (tipica sigla dei media Usa) al Bryant Park di New York, a giugno, son bastate a Tom Cruise per opzionarne i diritti. «Top gun», con la sua compagnia United Artists, è esposto per 500 milioni di dollari con la Bank of America e, in tempo di crisi, deve fare cassa con diversi progetti. Tra i quali, ora, spicca questa storia criminale, che ispirò Thomas Harris per il suo Hannibal e che sarà un blockbuster: sceneggiatura di Chris McQuarrie (Oscar per I soliti sospetti), scene spettacolari tra Firenze e il Chianti, luoghi cari agli americani; Gene Hackman e Cruise stesso nel cast. Piatto ricco: Villaggio si ficcherebbe, potendo.
Caro Paolo Villaggio, farebbe il mostro di Firenze? La notizia circola da un po’...
«Una bufala! Se gli americani mi avessero contattato, correrei. Con molta calma, però: non sono più in grado di correre. Come Pacciani, sarei perfetto: ho sempre fatto il comico simpatico, ma che fa paura. Tom Cruise sarebbe un’occasione irripetibile!».
Ma, allora, com’è venuto fuori il suo nome, a parte Vigna?
«Da un calcolo degli americani. Che quando comprano una storia, è perché ha successo. Ci sono molti soldi in ballo e hanno fatto intervistare Vigna, per aggiungere qualcosa. Per acquisire, magari, ulteriori informazioni sul caso. Gli americani non vogliono un film italiano, loro non doppiano. E pensare che farei la vittima muta, uccisa a randellate, pur di stare nel cast».
Ha idea di chi sarà il mostro, sul set?
«Danny De Vito. Dipende tutto dal budget: Cruise costa molto e De Vito, piccolo come Pacciani, calza. Gireranno sulle colline toscane, tra i cipressi del Chianti. Gli interni, a Hollywood. Gene Hackman sarebbe magnifico, nel ruolo del chirurgo, che compra i velli femminili».
Parliamo, allora, del suo personaggio, nel film drammatico di Francesca Archibugi Una questione di cuore, dal romanzo omonimo di Umberto Contarello?
«La Archibugi: è un nome che mi piace. Sebbene la mia vocazione sia scrivere: senza impegni, né scadenze. Sarò l’agente teatrale di Antonio Albanese, uno sceneggiatore un po’ sfigato che assisto paternamente. Accetto i film solo se mi convincono. E, naturalmente, per soldi. Di fare il leone, non ho più voglia».
Sta scrivendo qualcosa?
«Storie di donne molto importanti, sottovalutate dalla Storia.
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