Le visioni domestiche di Pokornig

Nica Fiori

«Cerco una nuova inquadratura, una prospettiva diversa, isolando o estrapolando il motivo o il soggetto principale dal contesto per inserirlo in un ambiente neutro. L’immagine sfocata non serve per creare un effetto pittorico, ma tende a liberare il soggetto principale dal suo essere statico, per avvicinarlo alla dimensione del sogno, del ricordo». Questo scrive di sé il fotografo austriaco Helmut Pokornig, le cui immagini senza titolo, ma apparentemente tutte legate a ricordi familiari, come un bambino sul monopattino, una prima comunione, un battesimo, una gita, ecc., sono esposte nella Galleria Luxardo fino al 31 luglio nella mostra «In quiete», insieme a quelle di Stefania Balestri, un’artista che vive e lavora a Firenze, dove si è diplomata all’Accademia di Belle Arti nel 1988. Anche lei, partita dalla pittura, negli ultimi anni cerca di esplorare i confini del passato forse per riportare alla luce qualcosa di perduto, di «familiare». Ed è proprio questo tema comune della famiglia, che permette un dialogo tra i due fotografi, la cui ricerca verte sulla trasformazione del reale, del mondo figurativo in un universo di ricordi, di simboli, di concetti. Entrambi, con tecniche differenti, allontanano il dato reale dall’obiettivo, rendendolo a volte sfocato, a volte smisuratamente ingrandito e distorto, ma lasciando sempre visibili e riconoscibili i connotati del soggetto.
Pokornig attinge a un repertorio di vecchie fotografie per catapultare l’osservatore nel suo mondo visivo, fatto di ricordi frammentari. Stefania Balestri, invece, utilizza scatole in plexigas trasparente per realizzare stanze, case, condomini. Fotografa le «case di bambola» come metafora della realtà, fino ad arrivare alle fotografie delle stanze reali, silenziosi simboli della casa. I suoi sono spazi luminosi e lievi un tempo abitati e di cui ora, nelle immagini, sopravvivono la memoria e il sentimento. Si tratta di un gioco di presenza-assenza in un luogo sospeso tra passato e futuro. Nelle opere più recenti ha inserito la figura umana, come nelle serie della «Sposa velenosa», una donna che esprime rabbia per un passato di prevaricazione, o della «Crisalide», un’enigmatica metamorfosi femminile. Evanescenza e mistero caratterizzano queste inquietanti immagini immerse in una luce volutamente innaturale.

Il titolo della mostra, in effetti, più che al silenzio e alla stasi, potrebbe alludere a questa «inquietante» quiete della Balestri che, del resto, anche in Pokornig appare strana, immersa com’è in un universo senza tempo, in un mondo metafisico velato da un senso di nostalgia.
Galleria Luxardo, via Tor Di Nona, 39 (via dei Coronari). Orario: dal lunedì al venerdì, dalle 16 alle 19.30

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