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In visita da Obama Monti boccia gli italiani

Gli Stati Uniti lo salutano come il "salvatore d'Europa", lui elogia Berlusconi "statista" ma poi si mette in cattedra: "Cambierò il modo di vivere degli italiani"

In visita da Obama Monti boccia gli italiani

Mario Monti sbarca in America e Obama lo riceve con gli onori che spettano a un premier italiano. Per l’occasione il settimanale Ti­me gli dedica la copertina con il titolo: «Può que­st’uomo salvare l’Europa?». Nell'intervista al­l’interno lui, oltre a dare merito a Berlusconi di comportarsi come statista, risponde che ha co­me missione «cambiare il modo di vivere degli italiani». La prima domanda è impegnativa, an­che se in queste ore, per la verità, il suo governo fatica a salvare gli italiani dalle nevicate, compli­ce lo scellerato smantellamento della Protezio­ne civile voluto dall'asse sinistra-magistrati.

Sul cambiare gli italiani sono scettico. La fra­se è ambigua. Cosa intende Monti? Entrare ol­tre che nelle nostre banche anche nelle nostre vite? Trasformare l’Italia in una grande scuola di etica a cielo aperto? Spero di no, ma sta di fat­to che evidentemente noi italiani a Monti così non piacciamo, e da professore quale è ci dà una bella insufficienza, per di più su una pagel­­la, Time , internazionale. Io non credo che i pro­blemi di questo Paese siano gli italiani, i cui non pochi vizi sono per la maggior parte una legitti­ma difesa da uno Stato, quello sì, arruffone, ar­rogante e inetto. Dalla violenza con cui Vittorio Emanuele II ha unito l’Italia in poi è stato tutto un braccio di ferro tra Stato e cittadini condito da un assistenzialismo buono solo a compera­re consenso politico. È vero, non tutti pagano le tasse, ma per prima cosa si dovrebbe affrontare il problema di uno Stato ancora oggi ladro, per la quantità di soldi che ruba dalle nostre tasche con tasse esorbitanti. Va cambiato uno Stato che applica interessi da strozzino a chi non pa­ga una multa ma che paga a tre anni i suoi cittadi­ni fornitori. Va cambiato uno Stato che strapa­ga politici e burocrati ma che tratta da pezzenti gli insegnanti, vera classe dirigente di un Paese. L'elenco sarebbe infinito, e una cosa è certa. Se usciti sconfitti e con le pezze al sedere dalla Se­conda guerra mondiale siamo diventati l’otta­va potenza al mondo, il merito è solo degli italia­ni, non certo di chi li ha governati.

Se Monti vuole davvero cambiare il Paese, non provi a cambiare gli italiani, li lasci anzi libe­ri, non li costringa, per sfuggire a nuovi lacci e soprusi, a essere ancora più furbetti. Cambi in­vece, e velocemente, lo Stato, approfitti di una situazione politica unica e forse irripetibile. Su questa strada, e spero che questo in realtà inten­desse dire, lo seguiremo e sosterremo senza ri­serve.

Anzi, gli saremmo pure grati.

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