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La vita privata (e il grande amore) di Sottsass in 1.200 foto alla mostra "Mise en scène"

Barbara Radice, moglie e musa dell'architetto, racconta: "Era ossessionato dagli scatti, voleva fermare qualcosa"

La vita privata (e il grande amore) di Sottsass in 1.200 foto alla mostra "Mise en scène"
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Una distesa di 1.200 fotografie sulle pareti della Triennale. È la mostra Mise en scène dedicata all'architetto e designer Ettore Sottsass curata da Micaela Sessa insieme a Barbara Radice e Studio Sottsass, con l'art direction di Christoph Radl. Non ci sono oggetti in mostra, solo immagini che ritraggono la vita privata e pubblica del progettista.

Scattate tra il 1976 e il 2007, periodo che intercorre tra l'anno dell'incontro tra Barbara Radice ed Ettore Sottsass e l'anno della scomparsa di quest'ultimo. Il titolo della mostra si riferisce all'idea di Ettore Sottsass che la vita, come per la Commedia dell'Arte, assomigli alla "messa in scena", talvolta improvvisata, di un vago canovaccio. Le foto sono scattate in tutto il mondo, da Milano a Filicudi, dagli Stati Uniti alla Polinesia francese, dall'India all'Iran e alla Siria. Ma c'è soprattutto il mondo privato di Sottsass. Attratto dal fluire dei momenti e dalla ricerca di un attimo di eterno, diceva: "Vorrei che qualche cosa restasse attaccata da qualche parte, Mi piacerebbe fermare qualcosa, anche solo una traccia, un luccichio di quella polvere d'oro che è la vita". Barbara Radice riporta la spiegazione che Sottsass dava alla sua ossessione di fotografare tutto, dappertutto e qualsiasi ora del giorno e della notte, "con insistenza estenuante (per lui e per gli altri) e spesso incomprensibile". Le fotografie sono appoggiate una accanto all'altra, senza gerarchie né didascalie, quasi a suggerire che non c'è bisogno di parole: lo sguardo attraversa tutto.

La mostra è un nuovo capitolo della ricerca dedicata a Ettore Sottsass che da diversi anni è propria di Triennale. "Sempre, quasi ogni giorno, dal 1976 al 2007, Ettore e Barbara facevano del loro incontro una storia - ha detto Stefano Boeri, presidente della Triennale - Una sequenza di immagini private eppure destinate prima o poi a diventare il racconto pubblico di un amore esposto, vivo, totale. La trama di vita che queste centinaia di foto raccontano è stata per anni a riposare nei faldoni (con le annualità come etichetta) che Barbara Radice conserva nel suo appartamento, nel cuore di Milano.

Oggi che Triennale le ha liberate ed esposte, queste fotografie tornano ad essere l'almanacco di un amore intenso, che forse quotidianamente stupiva i suoi stessi protagonisti, fino al punto di spingerli a stupire del proprio amore il mondo".

Fino al 15 febbraio, da martedì a domenica dalle 10.30-20 (ultimo ingresso alle 19), biglietto 10 euro.

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