Nessuno, nei patinati paddock della F1, sapeva di queste sue perversioni. Tutti sapevano del suo grande cruccio: non poter diventare Sir, Sir Max, Sir Max Mosley.
Colpa di quei natali tanto ricchi quanto politicamente scorretti nellInghilterra sonnacchiosa e svampita degli anni Trenta. Un isola grande che guardava incredula e distratta alla Germania che si riarmava. Colpa, soprattutto, di suo padre Oswald, leader del British Union of fascists, dei suoi rapporti con un signore di nome Adolf Hitler, colpa dellamicizia ancor più stretta con un gerarca di nome Joseph Goebbels, tantè vero che papà e mamma Mosley si sposarono proprio a casa del potente nazista. Era il 1936. Max nacque quattro anni dopo, a guerra ormai scoppiata: i genitori, in quanto militanti fascisti, erano stati arrestati. Solo su intercessione di Winston Churchill, a mamma Diana fu dato il permesso di vedere il piccolo.
La famiglia si ricongiunse tre anni dopo: Max e i suoi tre fratelli crebbero così, studiando, imparando le lingue europee come nobili dellOttocento, sbattuti da un collegio allaltro, da una nazione allaltra. Quindi il ritorno in Inghilterra, gli studi universitari, la laurea, e la consapevolezza di dover per sempre convivere con quel cognome ingombrante. Ciò nonostante, il giovane Max Mosley ha sempre coltivato la politica, aiutato in questo dallinnata eleganza e dallereditata ricchezza: «Se avessi la possibilità di fare delle libere scelte, allora intraprenderei di certo la carriera politica... ma so di non poterlo fare, so che è impossibile per via del mio cognome...».
Negli anni 60 Max partecipò, col fratello Alexander, al consolidamento del partito fondato da padre nel Dopoguerra, lUnion Moviment, formazione che si batteva per lEuropa unita. Max divenne il braccio destro del genitore, addirittura lo salvò da un violento pestaggio nel 62, in seguito al quale finì in galera. Venne rilasciato perché il giudice riconobbe la legittima difesa. Negli anni 60, visto che era un paracadutista riservista dellesercito inglese, alcuni giornali avanzarono lipotesi di un suo possibile coinvolgimento nella guerra dAlgeria. Voci, storie, leggende.
Un personaggio avventuroso Mosley junior. Non fossaltro per il pesante passato paterno, per le convinzioni, per labilità oratoria, per la passione per le corse, per linnato savoir faire con le donne aiutato dal metro e novanta, gli occhi azzurri e i capelli biondi. Ostinatamente biondi anche oggi che ha quasi settantanni. Nel 1970 ecco le corse, ecco lavventura da costruttore, a capo della March F1, ma la passione politica avrà di nuovo il sopravvento. Stavolta il suo cognome verrà però sdoganato grazie ai motori: via via sallontanerà dal ruolo di costruttore per scalare i vertici del governo dellauto. Ci arriverà nel 1991, a capo della Fisa, dalle cui costole nascerà lattuale Fia (Federazione internazionale dellauto).
Da capo assoluto dei motori, Mosley ha raccolto consensi unanimi: sue le campagne per la sicurezza che hanno portato le corse a questo livello; sue le iniziative per ridurre i costi in F1; sua laccelerazione nella sicurezza anche sulle strade europee; sua la decisione di punire in modo esemplare la McLaren per la spy story ai danni della Ferrari e di tutta la F1.
In questi mesi qualcuno ha avanzato lipotesi che forse sì, il suo cognome, il suo passato, forse per una volta non lo avrebbero ostacolato, forse, alla scadenza del mandato, ottobre 2009, sarebbe diventato finalmente Sir.
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