Abbiamo imparato ad avere paura del pallone prima dellHeysel. Il seme della furia era stato gettato a Roma, il 28 ottobre 1979, quando poco prima di un derby il tifoso laziale Vincenzo Paparelli venne ucciso da un razzo lanciato dalla curva opposta. Erano gli anni delle firm inglesi che mettevano a ferro e fuoco lEuropa. LItalia che usciva dagli Anni di Piombo non poteva credere di avere ancora voglia di morti ammazzati. Eppure, curve e popolari erano destinati a diventare campi di battaglia. Lultimo episodio è fresco di una settimana, con Ermanno Licursi, dirigente di una squadra di dilettanti, morto in una rissa a fine partita. In mezzo, una lunga lista di lutti, come quello dell 84: laccoltellamento del 23enne tifoso milanista Marco Fonghessi, ucciso a coltellate davanti a San Siro perché scambiato per un tifoso della Cremonese. Ultrà rossoneri nel mirino anche per il caso di Vincenzo Spagnolo, il 25enne tifoso del Genoa ucciso con una coltellata al cuore nel 95 nei vicoli di Genova da Simone Barbaglia. Oggi Barbaglia, condannato a 14 anni e 8 mesi, usufruisce dellindulto e la sua scarcerazione dal carcere torinese delle Vallette dovrebbe essere imminente.
La sequela di violenze annovera anche morti di spavento, come Antonio De Falchi, che nel 1989 morì stroncato da un collasso inseguito da tifosi avversari, e come Fabio Di Maio, a cui fu fatale nella primavera del 99 linfarto che lo colpì nel bel mezzo degli scontri tra tifosi del Treviso e del Cagliari.
Bastoni, coltelli, il branco che si muove armato. Senza lesinare gli esplosivi.
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