"Vivete ogni giorno come se fosse l'ultimo" Jobs, il visionario pagato un dollaro all'anno

Il ritratto del visionario dell'informatica morto a 56 anni, stroncato da un cancro. Il capitalista 2.0 che inventò il futuro. I motti di Steve: siate affamati, siate folli. Ha guidato la Apple fino alla fine. I video e le foto 1-2. L'ultima apparizione. Scrivi come ti ha cambiato la vita. Curiosità di un genio sopra le righe

"Vivete ogni giorno come se fosse l'ultimo" 
Jobs, il visionario pagato un dollaro all'anno

La notizia della sua morte è arrivata via iPad e questo è stato il suo trionfo definitivo. Ste­ve Jobs se n’è andato a 56 anni, troppo presto, come fanno i geni per restare vivi per sempre. Lo ha fatto solo due giorni dopo aver messo il suo io, il suo credo, il suo spirito, nel nuovo iPhone4S dotato di una voce hitech che sem­bra la sua e subito prima che uscisse la sua uni­ca biografia autorizzata, che doveva essere pubblicata nel 2012 ma che lui stesso ha fatto anticipare a novembre. E non è un caso.

Ha vi­sto insomma nel futuro anche questa volta, e se è vero che è esistito un mondo prima di Steve Jobs ne esisterà anche uno dopo, di sicuro pri­ma di lui le aziende erano solo business. Ades­so, che ci piaccia o no, Apple siamo noi.

LO SCHERZO
Tutto è cominciato il primo apri­le, era il1976: Steve aveva i capelli lunghi e face­va l’hippie, SteveWozniak lavorava per costru­ire il primo computer e c’era pure il terzo uo­mo, Ron Wayne, quello che dodici giorni dopo rivendette la sua quota per 800 dollari perché teneva famiglia «e questa cosa può finire solo in due modi: o vado in bancarotta o divento l’uomo più ricco del cimitero».

Non sapeva Ron che gli scherzi a Jobs sono sempre venuti bene perché da sempre era convinto che il suo destinosarebbe statodiverso,fin da quandola sua madre naturale aveva deciso di darlo in adozione: invece che da un ricco avvocato che però voleva una bambina, finì in casa degli operai Jobs a cui bastava il piccolo Steve. Era carino e sembrava un po’ strano.

L’INVENZIONE
Andava all’università per grati­tudine, intanto però amministrava i conti di una comune: «Al Reed College seguivo solo il corso di calligrafia,da lì ho imparato il gusto per l’eleganza. Dormivo sul pavimento nella casa diamici,vendevo i resi di bottiglia a 5centesimi, intanto cercavo la mia strada». Quattro anni più tardi- Steve ne aveva 21-quella strada lo portò nel garage di casa con Wozniak e Wayne:aveva appena venduto il suo camioncino da figlio dei fiori per 1500 dollari e il 1º aprile appunto nac­quero i primi computer Macintosh. Si chiama­vano «Apple1»: Jobs li offrì a un ex rivenditore di cassette porno che voleva cambiare vita e tipo d’affari. E lui, Paul Jay Terrel, rimase affascina­to: «Bell’aggeggio, rimaniamo in contatto».Ste­ve il giorno dopo si presentò in negozio con un cartone in mano:«Sto rimanendo in contatto».

LA RINASCITA
Quei primi 50 esemplari venduti a 500 dollari l’uno furono i mattoni dell’impero Apple. Ma molti computer e tanti milioni di dol­lari­ dopo Steve fu cacciato dalla sua azienda dal­l’uomo che aveva strappato alla Pepsi Cola: «Vuoi spendere il resto della vita a vendere ac­qua zuccherata oppure vuoi cambiare il mon­do? ». John Sculley entrò in Apple nel 1985 e quando nel 1996, in piena crisi, Steve fu richiamato, Sculley ammise:«Che dire: ho licenziato l’uomo sbagliato». In quel momento l’Apple Man iniziò la nuova vita: stipendio fino all’ulti­mo giorno - un dollaro l’anno. Percentuali e azionia parte, naturalmente. E cominciò la leg­genda: dal bagde numero 0 - perché Wozniak aveva l’uno e lui non sopportava di avere il 2- al terrore dei dipendenti di Cupertino («Quando lo incontriamo in ascensore non sappiamo se avremo ancora il nostro lavoro alla riapertura delle porte»), fino al fatto che non fosse solito usare spesso la doccia perché troppo impegna­to col lavoro. Roba da biografia non autorizza­ta, quelle che ha sempre fatto ritirare dagli scaf­fali di tutto i­l mondo prima di organizzare quel­la che sarà il suo testamento.

IL TRIONFO
Era il 2001: «L’economia musicale non funziona? È perché si paga sempre in anti­cipo: così i vincitori pagano anche per i perden­ti ». Ecco che nasce l’Idea del Terzo Millennio, far comprare a tutti la musica su internet. Apple entra nel mercato, Jobs inventa iPod e iTunes, il lettore e il grande negozio virtuale: li presenta subito dopo l’11 settembre, «perché la genteha ancora il diritto di sognare». I primi a credergli sono gli U2 che cedono a Apple tutto il loro ar­chivio. In cambio il leader Bono ottiene da Jobs un appartamento nel San Remo Boulevard a Central Park,New York. Lo paga, naturalmen­te: 14,7 milioni di dollari. Sconto compreso.

LA PERFEZIONE Il giorno in cui presentò il pri­mo Mac, la gente si mise ammirata davanti allo schermo, mentre Steve inve­ce era rimasto dietro: «Non ha un retro magnifico?». Così è stato con l’iPhone: cura dei dettagli, design, perfezione, semplicità, Steve amava solo questoelasuaformulaerapor­tare il tutto all’eccesso: «Non ho intenzione di diventare il più ricco del cimitero.Mi inte­ressa solo andare a dormire la sera sapendo di aver fatto qual­cosa di meraviglioso». A quei tempi Vic Gundotra di Google ricevette una chiamata sul cellulare da un numero anonimo durante la messa della domeni­ca. Si accorse dopo che era Jobs e lo richiamò: «Vic, durante la messa dovresti rispondere solo se ti chiama Dio...» rise. Poi, facendosi serio: «Abbiamo una cosa urgente da risolvere: guar­do il logo di Google sull’iPhone e non mi piace l’icona. La seconda “O” di “Google” non ha la giusta gradazione di giallo. Ho chiesto di siste­marla. Ti va bene?». Benissimo.

L’ULTIMA RIVOLUZIONE iMac, iPod, iPhone e quindi l’iPad: Steve Jobs sale sul palco l’ultima volta con la versione numero 2, è già assente permalattia,ma non vuole perdersi il successo. «I nostri rivali sono confusi-dice- ,in realtà non abbiamo rivali...». È la sublimazione dell’io, ov­vero dell’«i» che compare davanti a tutti i pro­dotti Apple, che grazie a lui sono cosa di tutti.

E quando il 25 agosto, 41 giorni prima della fine, spedisce l’ultima mail ai dipendenti («Ho sem­pre detto che quando non avrei più potuto far fronte ai miei compiti ve l’avrei fatto sapere»), tutti capiscono che non ci sarebbe stata più una one more thing , quella«cosa ancora» che a sor­presa chiudeva i suoi keynote . E che Steve aveva capito tutto: «Io so gustarmi la vita perché so che cos’è la morte: è una grande invenzione». Che adesso è la sua. L’ultima.

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