Mercoledì sera, al ristorante Lo Zodiaco, in cima a Monte Mario, osservavo il liberale Alfredo Biondi mentre cantava a squarciagola delle canzoni di Fausto Leali assieme alla diessina Katia Bellillo. Facevano il karaoke. Simpatici. Però intanto pensavo: «Ecco i liberali». Ieri mattina, invece, leggevo i resoconti dellincontro tra Roberto Formigoni e Marcello Pera. Apprendevo che «si chiude la fase in cui Berlusconi aveva giustamente inserito nella Cdl il filone politico del reaganismo e del thatcherismo, si apre unepoca dove riemergono i valori dellidentità culturale, del sentimento religioso, del rapporto tra laici e cattolici». Un titolo recitava: «Da Reagan a Ratzinger». Come se una dottrina spirituale fosse alternativa a una dottrina economica, come se di fronte a questa crisi si potesse pigliar voti puntando su «difesa dellOccidente, nuovo europeismo e ridefinizione del rapporto tra laici e cattolici». Da laicista che sono e non me ne vergogno per niente mi sono disperato. E mi sono chiesto che fine abbiano fatto, in Italia, i famosi liberali.
Intanto mi tornava in mente Alfredo Biondi col microfono in mano.
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