«Volete un caffè?» E la violentano

I due, incensurati, sono stati arrestati. Uno è padre da pochi giorni

«Volete un caffè?» E la violentano

Si era rotta una tapparella dell’abitazione dove vive e lavora come colf, così aveva chiamato due muratori romeni impegnati a ristrutturare una villetta vicina, mentre i suoi datori di lavoro erano in vacanza. Ma i due, Gabriel Csiszar e Ionut Toma, 27 e 22 anni, dopo aver provveduto al lavoro l’avrebbero violentata.
È l’epilogo dell’esperienza, vissuta il 12 agosto scorso all’Aurelio in una villetta a schiera, da una 22enne moldava che ha fatto poi arrestare i suoi aggressori. La ragazza, in Italia da due anni ma non in regola con il permesso di soggiorno, aveva anche offerto un caffè ai romeni senza rendersi conto delle loro intenzioni. I due, consumato il caffè, le si sono avventati contro palpeggiandola con violenza. Lei ha tentato di difendersi, senza riuscirci, scappando nel suo alloggio, due stanze nel seminterrato della villetta a schiera. Uno dei due è padre da una settimana. Consumata la violenza i due se ne sono andati e la giovane, sotto shock e in lacrime ha chiesto aiuto al 113. Ricoverata in ospedale la ragazza è stata aiutata, durante il suo racconto dagli psicologi. La mattina seguente, una volta ricostruita l’aggressione, la polizia supportata dai colleghi romeni si è appostata e ha fermato i due, incensurati, mentre si recavano al lavoro.
Pesante il commento di Luigi Camilloni presidente dell’Osservatorio Sociale: «Ora basta, non se ne può più, bisogna prendere provvedimenti draconiani, inasprendo le pene una volta per tutte - dice -. In Italia le pene sono troppo lievi per chi commette questo tipo di reato. Come le vittime di violenza sessuale restano segnate per tutta la vita, non vedo perché non possa essere fatto altrettanto all’autore dello stupro». «Ben vengano le iniziative in questa direzione - conclude -.

Per questo rivolgo ai parlamentari di ogni partito un appello per modificare la legge: visto che lo stupro può essere paragonato a una morte interiore, dovrebbe essere equiparato con la massima pena prevista per l’omicidio volontario aggravato con l’obbligo dei lavori forzati».

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