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Voleva uscire di casa in pigiama Il marito la riduce in fin di vita

La donna soffriva di depressione e i rapporti familiari si erano fatti tesi L’uomo l’ha strangolata, e ora è ricoverata in ospedale a Brescia I medici: morte cerebrale

da Brescia

Un dramma della depressione o forse no. È incerto il movente che ha spinto il marito a strangolare la moglie, Evelina Conti 47 anni: ora è ricoverata in condizioni disperate. In carcere è finito Angelo Andreis, imprenditore di 53 anni, titolare di una ditta di riciclaggio di materiale plastico l’Acf.
Teatro della tragedia, Gussago, paese del Bresciano, una delle porte d’accesso della Franciacorta. Un cascinale della frazione di via Barco, come avviene da queste parti, un po’ abitazione un po’ azienda. Evelina Conti ora lotta tra la vita e la morte in terapia intensiva alla Clinica Sant’ Anna: sarebbe in stato di morte cerebrale. Il dramma si è consumato ieri mattina poco dopo l’alba. «Cosa ho fatto cosa ho fatto», sono le parole gridate di Angelo Andreis, quando il figlio Ferdinando si è affacciato sulla scena, richiamato dalle urla scatenate dall’improvvisa lite tra i genitori. La madre era a terra, il padre immobile, sotto choc con le faccia tra le mani.
A scatenare la discussione, un movente assurdo, forse però soltanto l’ultima miccia di una storia che si stava facendo difficile. La donna soffriva di depressione, preda negli ultimi tempi di sempre più frequenti crisi. L’ultima, la notte prima dei drammatici avvenimenti. Da quanto ha riferito il marito agli investigatori la donna aveva trascorso una notte agitata; s’era alzata in continuazione; e insisteva per uscire di casa in pigiama. È qui che la situazione è precipitata, quando Angelo ha cercato di farle cambiare idea, di trattenerla. La stanchezza per la notte in bianco e i nervi a fior di pelle hanno acceso le parole. Marito e moglie, che nella zona avevano fama di coppia affiatata, si mettono le mani al collo, letteralmente. Entrambi, se è vero quello che ha riferito Angelo. Ma lui - l’imprenditore che si era reinventato nel ramo della plastica, quando aveva deciso di chiudere con l’agricoltura - stringe più forte. Il corpo della moglie gli si affloscia tra le mani, perde vigore e stramazza.
È il figlio Ferdinando, 24 anni, a dare l’allarme. In un attimo alla cascina sulla strada che dalla Mandolossa porta a Gussago arrivano 118 e carabinieri. Evelina rantola. In ospedale l’attaccano ai macchinari per tenerla in vita, ma la diagnosi è subito senza speranza: coma anossico, morte cerebrale.
Era depressa? Sicuramente stanca - hanno raccontato i vicini. Lavorava come contabile nelle ditta del marito e da tempo accudiva l’anziana madre malata. Un tour de force che le pesava come un macigno. E che in qualche modo pesava su tutta la famiglia.


«Quando mi sono alzata - racconta Caterina Gelmini, la cui abitazione confina con quella dei coniugi Andreis - ho sentito la sirena di un'ambulanza, i carabinieri, un’agitazione insolita per la giornata festiva. Ho pensato che qualcuno stesse male, ma poi ho capito che era successo qualcosa di grave. Eppure Angelo ed Evelina, erano una coppia affiatata, unita. Di quelle che fanno quasi invidia».

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