Volkswagen in Cina anche con l’elettrico

Sono passati circa due anni dall’apice della crisi economica. E gli effetti sul mercato dell’auto sono stati disastrosi in alcuni casi, produttivi in altri. Si, perché se da un lembo la mancanza di vendite da parte delle grosse realtà automobilistiche ha portato a un ridimensionamento delle produzioni con un conseguente calo dei fatturati, dall’altra ha dato la possibilità a piccole realtà automobilistiche generaliste, come per esempio Dacia del gruppo Reanult o Dr, di emergere. In questa dicotomia s’inseriscono prepotentemente il mondo dell’ecologia e del lusso. Chi ha cavalcato l’onda dell’ibrido o dell’elettrico, con Toyota in testa, è riuscito a tamponare qua e là l’inevitabile calo delle vendite, ma è solo un palliativo.
Chi invece si occupa di vetture supersportive ha subito forti rallentamenti. Non è del tutto vero che nel momento in cui l’economia va male, il lusso riemerge prepotentemente quasi come contromisura alla crisi. Nella situazione in cui ci troviamo oggi, i grossi nomi come Ferrari, Lamborghini, Aston Martin e altri faticano a vendere. Dunque Giulio Tremonti, che non è uno sprovveduto, ha ragione nel dire che «il crollo delle piramidi di carta ha causato il crollo dell’economia reale che invece si stava sviluppando in positivo». Questo è vero, ma è un motivo marginale. Diciamo la verità, di ricchi il mondo ne è pieno, o almeno per saturare le produzioni di queste automobili.
Allora perché Ferrari ha dovuto bloccare per un periodo la linea di produzione dei suoi 12 cilindri? Come mai prima per acquistare una F430 ci volevamo due anni di attesa e oggi in sei mesi ti danno un’«Italia»?
Come mai la Lamborghini ha fatto registrare cali delle vendite nell’ordine del 30%? Perché iniziamo a leggere sui giornali offerte di Aston Martin nuove con il 20% di sconto? Perché ormai non è più un problema di denaro, bensì un’imposizione mentale. Più che un cambio di abitudini dovuto al ridimensionamento del potere economico del singolo, in questo momento siamo di fronte a un cambio di mentalità di gruppo.
Sarò ancora più chiaro: tolta la schiera o zoccolo duro degli appassionati e dei collezionisti, queste vetture stanno passando di moda. Il produttore di Hollywood che azzecca un film non si compra più la Ferrari, perché non fa più statement, ma preferisce un’ibrida, dato che si sente più in pace con se stesso e fa anche una figura migliore. Con questo non voglio dire che ci troviamo di fronte a una nuova epoca minimalista, ma che il livello di esclusività ha preso altre direzioni. Anche qui, però, c’è lo zampino del sistema finanziario. Le nuove formule di light lease (leasing leggero) hanno dato la possibilità a troppe persone di poter acquistare questo tipo di automobili. Ciò ha portato a un notevole incremento delle vendite nel breve periodo, ma ha causato una perdita del valore del brand nel lungo.

Forse questa crisi farà finalmente fare ai colossi che hanno acquistato tempo fa le varie case produttrici di supercar un passo indietro, sperando che abbandonino le semplici logiche di vendita a favore di prodotti più esclusivi.

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