Wall Street, in 9 mesi tagliati 34mila posti

L’intera economia di New York messa a rischio dai «subprime»

da New York

Solo negli ultimi nove mesi, le società di Wall Street, a causa delle perdite e svalutazioni legate alla crisi del settore ipotecario, hanno tagliato oltre 34mila posti di lavoro. È il ridimensionamento più marcato, in base ai dati raccolti dall’agenzia Bloomberg, dai tempi dello scoppio della bolla Internet nel 2001. Allora, furono eliminati 39.800 posti per poi arrivare a 90mila esuberi nell’arco dei due anni successivi. Ora, colossi finanziari come Citigroup, Lehman Brothers e Morgan Stanley sono tra le banche che hanno annunciato riduzioni di organico (rispettivamente i tagli sono di 6.200 unità, 4.990 e 2.940).
Non solo, l’intera economia della Grande Mela rischia il collasso: un terzo degli stipendi sono legati a Wall Street e la conseguente crisi del mercato potrebbe mettere in ginocchio la città. La debacle di Bear Stearns, nonostante l’intervento della Fed di Bernanke, dovrebbe lasciare senza lavoro circa 14mila dipendenti e ulteriori tagli sono attesi in altre società. Gli analisti prevedono forti riduzioni del personale nel settore finanziario e creditizio, anche in ruoli non connessi con i mutui subprime. Il crollo del mercato dei mutui ipotecari ad alto rischio negli Usa e la conseguente crisi del credito hanno determinato perdite e svalutazioni per almeno 200 miliardi di dollari tra i maggiori istituti finanziari del mondo.
Le maggiori banche - sostengono gli analisti - hanno già tagliato il 5-10% della propria forza lavoro, e tagli simili dovrebbero verificarsi nei prossimi mesi. Da agosto, l’industria finanziaria nel suo complesso ha perso circa 20mila posti di lavoro: ora, però, il tasso di posti sta crescendo.


E la proposta che la candidata democratica alle presidenziali americane, Hillary Clinton, avanzerà nel discorso che terrà a Philadelphia prevede un gruppo di lavoro «bipartisan» presieduto dagli ex presidenti della Federal Reserve, Alan Greenspan e Paul Volcker, e dall’ex segretario al Tesoro, Robert Rubin, che rilevi entro tre settimane la gravità della crisi immobiliare e stabilisca se è necessario un intervento diretto del governo americano.

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