Una creatura degli Inferi in stretto rapporto con la terra, con l'aria, con il fuoco. Una donna fatta di brace ardente che esibisce la sua acconciatura di cenere. Nera e rossa, una sorta di simpatica Crudelia che compie il suo ironico e straziante elogio della felicità, componente essenziale dei suoi logorroici giorni. Questa è la Winnie di Maria Luisa Abate, l'anima dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, in scena ancora una volta dopo nove anni con uno dei testi più belli di Samuel Beckett, quei Giorni felici ribattezzati Happy Days In Marcido's Field.
Winnie è incastrata in un enorme girello ligneo, la sua trappola che le permette di sgambettare come una bambina, senza il suo ombrellino contro sole o pioggia, ma illuminata da un cerchio di luci proprio sopra la testa, aureola pagana per la santa della felicità coniugale a tutti i costi. Attorno a lei il coro composto da sette attori (Paolo Oricco, Grazia Di Giorgio, Elena Serra, Claudio Del Toro, Chiara Cardea, Rosanna Ricciardo, Alberto Maronna), che non sono gli stessi di nove anni fa. Coro di corpi nudi con naturalezza, semplicità, coraggio. Solo le teste sono coperte da cuffie nere che li uniformano, strani innocenti animali. Strumenti di carne, note per un concerto di voci diretto dalla Voce, quella di Maria Luisa Abate che con questo suo personale, fantastico strumento gioca, gioisce forzatamente, si dispera con cura.
Per settanta minuti lei dirige i corpi, puri sotto le impietose luci del proscenio, puri anche quando diventano groviglio che si arrampica sulla struttura lignea che imprigiona l'attrice, creata da Daniela Dal Cin, scenografa storica dei Marcido. La coralità, la parola usata, abusata che si ripete, rimbalza, si sussurra, è la base del loro lavoro. I sette del coro incarnano la voce di Willie (uno dei mariti più assenti e annoiati della storia del teatro), e sono pure montagna, sono acqua e vento. Al centro e al vertice della scena c'è lei, l'infernale e tenera creatura di un'attrice che domina totalmente, che è lo spettacolo.
Impatto visivo fortissimo (questi sono i Marcido) per Happy Days In Marcido's Field, che segna una doppia celebrazione: i vent'anni della compagnia torinese e il centenario della nascita di Beckett, che scrisse i suoi Giorni felici nel 1961, dopo il suo matrimonio.
Lo spettacolo, regia di Marco Isidori, è stato ospitato in anteprima al Teatro Verdi di Milano, passerà per Torino il 17 e 18 febbraio (all'interno di una mostra di scenografie e costumi della compagnia che documentano venti anni di intensa e coerente vita teatrale e che sarà allestita dal 2 al 18 febbraio alla Promotrice delle Belle Arti di Torino). Appuntamento primaverile a Roma, dal 20 al 22 aprile, al Teatro Furio Camillo.
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