Il World Economic Outlook

La notizia, contenuta nella bozza del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, è che si sta restringendo la forbice della crescita economica tra Stati Uniti ed Eurolandia. Gli esperti del Fmi hanno infatti tagliato di 0,2 punti percentuali, al 2,8%, le stime di crescita per gli Usa nel 2011 rispetto alle previsioni di gennaio, mentre hanno ritoccato al rialzo, di 0,1 punti, quelle dell’euro zona, portate ora all’1,6%. Una revisione di cui beneficia anche l’Italia, il cui sviluppo atteso è stato aumentato dello 0,1%, all’1,1%. Restano invece ferme al +1,3% le previsioni sul Pil per il 2012. In entrambi i casi, le valutazioni dell’organizzazione guidata da Dominique Strauss-Kahn sono inferiori alle stime del governo, che fissano la crescita all’1,3% quest’anno e al 2% il prossimo.
L’aggiustamento dell’outlook arriva in un momento in cui, almeno sulla carta, le prospettive sembrerebbero più favorevoli all’America. La possibilità, ventilata dalla Fed, di un taglio di 100 miliardi di dollari sui complessivi 600 miliardi che costituiscono il programma di acquisto di T-bond, è già di per sè il segno di un ristabilimento non temporaneo dell’economia. Ma un segnale ancor più forte arriva dal mercato del lavoro, l’anello finora debole della ripresa. In marzo, i licenziamenti sono calati del 18%, a quota 41.528, il 39% in meno rispetto al marzo del 2010. Nei primi tre mesi dell’anno, inoltre, hanno perso il posto poco più di 130mila lavoratori, il livello più basso dal 1995. Una schiarita complessiva che, se confermata nei prossimi mesi, avrà riflessi favorevoli sull’intera economia.
L’Europa si trova invece a dover gestire qualche criticità di non facile soluzione. A cominciare dalla crisi del debito sovrano portoghese. Ieri i tassi sui titoli decennali sono schizzati sopra l’8%, un livello mai raggiunto dal 1999, ulteriore dimostrazione delle conseguenze provocate dalle dimissioni del governo del primo ministro Josè Socrates, costretto a gettare la spugna a fronte del rifiuto delle opposizioni di sottoscrivere un nuovo piano di austerità. Nei giorni successivi sono inoltre piovuti i downgrade da parte delle società di rating che rendono sempre più probabile un salvataggio del Paese da parte dell’euro zona (col contributo del Fmi), come già avvenuto con Grecia e Irlanda.
Un’altra variabile rimanda al surriscaldamento dell’inflazione, ben al di sopra del 2% tollerato dalla Bce, e dunque causa del probabile rialzo dei tassi di un quarto di punto che l’istituto presieduto da Jean-Claude Trichet deciderà nella riunione di inizio aprile. Ieri Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio direttivo dell’Eurotower, ha garantito che il costo del denaro verrà alzato «in modo graduale». I rincari energetici provocati dalle rivolte in Nord Africa (area su cui il Fondo ha tagliato le stime sul Pil) e la stretta monetaria rischiano di impattare sulla crescita economica. Un bilanciamento potrebbe però venire dalla Cina, se verranno confermate le previsioni del Fmi di uno sviluppo del 9,6% quest’anno e del 9,5% il prossimo.

Meno buone invece le prospettive per il Giappone. Il terremoto lascerà il segno sul Paese del Sol levante sotto forma di una minor espansione nel 2011 dello 0,2%, all’1,4%. Sempre che l’entità dei danni non si mostri superiore a quanto calcolato finora.

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