Chris Benoit è morto. Era un wrestler, un lottatore, uno di quei camion gonfi di muscoli che riempiono lo schermo dei televisori e la fantasia di un mondo, quello del wrestling, che non ha più confini. Chris Benoit aveva quarantanni e si è ucciso, impiccandosi. Dopo aver ammazzato, strangolandola, Nancy la moglie che aveva chiesto il divorzio per abusi e violenze, e soffocato con un cuscino Daniel, il figlio di sette anni.
Forse ha vegliato le due salme per tutto il week end, forse ha voluto passare dalla rabbia disperata e violenta alla miseria della solitudine e del silenzio di ghiaccio prima di togliersi la vita e completare la sua missione penzolando dal soffitto come il microfono dello speaker sul ring.
La casa dei Benoit è ad un piano, bianca, con una porta rosso fuoco, sta nella contea di Fayette, a sud di Atlanta, in Green Meadow Lane, a Peachtree City. Tommy Pope è un tenente di polizia, occhialuto e baffuto; ha provato a illustrare quello che aveva trovato dentro quella dimora adesso circondata da un cordone di poliziotti che tengono alla larga giornalisti e fans: «Siamo entrati in casa per capire se Benoit stesse bene. Aveva spedito agli amici strani messaggi con il suo cellulare ma non aveva risposto alle chiamate. Lultimo segnale di vita era arrivato venerdì scorso, poi più nulla. Non abbiamo rinvenuto armi e riteniamo che non ci siano altre persone coinvolte in questa vicenda». Le armi erano le braccia di Chris.
Benoit aveva combattuto martedì scorso con Elijah Burke, battendolo e qualificandosi per il match di Beaumont nel Texas, incontro valido per il titolo del mondo Ecw. Proprio alla vigilia della sfida con CM Punk Chris Benoit aveva informato gli organizzatori di non poter salire sul ring per gravi problemi di famiglia.
Chris Benoit, canadese di Montreal, si era costruito la fama di fenomeno del wrestling con le etichette tipiche del repertorio di questa lotta The Pegasus Kid, Wild Pegasus, The Rapid Wolverine, The Canadian Crippler, questultimo derivato da un suo colpo tremendo, la mossa finale (inventata dallex lottatore Malenko) che consiste in una presa feroce, con le braccia, dellavversario, stendendolo al tappeto per poi «strozzarlo» incastrandolo tra le proprie gambe e quindi portando le mani sulla testa del rivale e tirandolo indietro con forza. I Mark e gli Smart, i cultori e conoscitori di wrestling, comunque e dovunque, annotano il match di Benoit nel 2005 contro Orlando Jordan: Chris fu perfetto, la sua crossface tremenda, durata dellincontro: 25 secondi.
A Benoit piaceva celebrare i propri trionfi, mille e più di mille, con il gesto del tagliagola, la mano destra a saetta orizzontale, nellaria. I suoi discepoli ripetevano e ripetono il segnale non soltanto nel mondo della lotta americana ma esportandolo in qualunque manifestazione di gioia (!), come ha fatto il calciatore della Roma Vucinic, dopo un gol, creando lo scompiglio tra i gentiluomini del football che, ignoranti di Chris e del suo crossface, avevano ritenuto latto di Vucinic un messaggio macabro, da punire con la squalifica ed eventuale radiazione dallalbo dei tesserati.
Chris Benoit non è stato informato dellaccaduto allo stadio Olimpico ma ha continuato a far volare i suoi sfidanti per poi finire lui, tragicamente, fuori dal ring dopo una esistenza veloce, feroce, gonfia di dollari e di anabolizzanti. La maledizione del wrestling sembrava una leggenda metropolitana, Nancy Woman Daus morto per omicidio, Bam Bam Bigelow per overdose, Kerry Von Erich per suicidio come Chris Von Erich, Dino Bravo assassinato, altre morti per infarto e crisi cardiache fulminee.
La scena della bianca casa della contea di Fayette è un film che qualcuno aveva immaginato, Chris The Crippler non ha vinto, la sua mossa finale non merita applausi, non aspetta il suono del gong.
Le lacrime dei fans fanno parte dello show, seguono messaggi di cordoglio. Qualcuno scriverà di leggenda e di eroe. Qualcuno che non è entrato nella stanza in Green Meadow Lane. Qualcuno che non ha visto gli occhi impazziti di Nancy. E il corpo sgonfio di Daniel.
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