da Milano
Mercoledì nero per Yahoo. A Wall Street il titolo di uno dei maggiori portali della rete ha perso oltre il 20% (per la precisione, il 21,7% a unora dalla chiusura) sulla scia della deludente trimestrale pubblicata al termine della seduta di martedì. Il secondo motore di ricerca della rete dopo Google, ha riportato nel secondo trimestre utili per azione pari a 11 centesimi, in ribasso del 78% rispetto ai 51 centesimi dello stesso periodo dellanno scorso. Il crollo è dovuto soprattutto alle consistenti spese per investimenti e ai piani per le stock option. A trascinare in ribasso il titolo della società di Sunnyvale, California, ha pesato soprattutto la mancanza di crescita dei ricavi dalla pubblicità on line ossia la maggior fonte di fatturato per Yahoo. Gli investitori si attendevano infatti un rialzo consistente del giro daffari derivante da questa voce, sulla quale lazienda ha investito molto. In effetti le vendite del portale sono cresciute del 26% a 1,58 miliardi di dollari dagli 1,25 miliardi di dollari dello scorso anno. Escludendo però i pagamenti corrisposti agli altri siti web per lacquisizione del traffico, il fatturato scende a 1,12 miliardi di dollari, sempre comunque in rialzo rispetto agli 875 milioni di dollari dello scorso anno. Insomma Yahoo cresce in maniera consistente ma purtroppo meno delle stime degli analisti che si aspettavano un fatturato pari a 1,14 miliardi di dollari.
A pesare sulle quotazioni del titolo è stato anche il «downgrade» a «hold» da «buy» annunciato dalla società di analisti Rochdale Research. «Gli investitori non sanno che cosa abbia portato al momento di debolezza. Può essere stato un fattore stagionale, la perdita di quote di mercato, o una certa aggressività nelle politiche antifrode online che comportano più sicurezza per gli utenti ma minori introiti per il portale», ha dichiarato David Eller, analista di Rochdale. Sulla cattiva performance ha influito un ulteriore elemento: il ritardo nel rilascio di un nuovo software più efficiente per la gestione della pubblicità in rete. «Il ritardo sarà di circa tre mesi - ha spiegato Terry Semel, amministratore delegato della società - ci serve più tempo per effettuare dei test sul sistema».
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