Yara, gli scrittori e la cronaca nera Quando il romanzo è premonizione

In "Corpo libero" di Bernardelli incredibile (e casuali) coincidenze con il caso della ginnasta adolescente

Yara, gli scrittori e la cronaca nera 
Quando il romanzo è premonizione

Una ginnasta adolescente. Il mondo dei corpi bambini che lo sport trasforma fino a farli sembrare adulti in miniatura. Un crescendo di tensione. Un finale nerissimo, di tensione, violenza, morte. Le coincidenze sono così tante che se ne potrebbe scrivere un racconto. Eppure quelle tra l’ultimo romanzo di Ilaria Bernardini Corpo libero (Feltrinelli, pagg. 190, euro 14) e i fatti di cronaca che riguardano Yara Gambirasio sono davvero coincidenze: «Ho consegnato il libro a giugno, in tempi non sospetti», ci racconta l’autrice, «poi è stato terribile vedere che a novembre prendevano forma i fatti che sappiamo su una ragazzina che avrebbe potuto essere una delle protagoniste del romanzo. Era impressionante anche soltanto vedere la foto di Yara in tuta».

Ma quando i dettagli si sono fatti più numerosi e presenti, le coincidenze hanno assunto contorni che hanno reso l’autrice ancora più inquieta: «Si somigliavano o coincidevano persino i nomi. La protagonista del romanzo si chiamava Yanka. E sparisce nelle neve, proprio come tutto è successo nel gelo anche a Yara. L’amica di Yanka si chiama Martina, come l’amica di Yara che ha rilasciato le dichiarazioni alla stampa. Ad un certo punto, anche se eravamo in bozze già quasi chiuse, ho deciso che l’unico atto di delicatezza che dovevo a tutti, compreso l’editore, era quello di cambiare almeno il nome di Yanka, che ora nel libro è Petrika. Poi non ho più seguito nulla della vicenda, nessun approfondimento televisivo: mi sembrava pornografico scoprire altri dettagli sulla violenza». Ma le piccole ginnaste seguono Bernardini, invece: alle ragazze il romanzo piace, sul forum di ginnastica artistica si passano la voce: «IO L’HO GIà LETTO!! impressioni: “ganzo” vedere tutte le tue solite impressioni sulla ginnastica raccolte in una storia stampata su un libro.

Comunque il finale è un po’ .. non vi dico nulla ma è davvero una storia emozionante piena di intrighi, allenamenti, amicizia, impressioni di questa ginnasta sulle cose che noi ginnaste proviamo ogni giorno... là dentro è il nostro mondo..!!».

La voce narrante di Corpo libero è proprio quella di Martina, quattordici anni, una famiglia che si sforza per sembrare felice nonostante i problemi economici e due sveglie: una alle sei e cinque e una alle sei e dieci. La costanza e la tensione verso il risultato, il cinismo adolescenziale, i gesti delle ragazze sono resi dalla Bernardini con maestria rara: sentiamo i crampi, sentiamo la stanchezza e sentiamo la brutalità di un mondo a parte. Martina vive con l’iPod costantemente ficcato nelle orecchie, anche se il suo non è un vero iPod, perché costa troppo, e in simbiosi con la squadra: «Ognuna di noi è un corpo che funziona solo se tutto funziona. Se una di noi fa punti, la squadra fa punti». Lavorare, lavorare, lavorare è l’imperativo che la coach impone alle piccole, che durante la trasferta on Romania per partecipare alle gare di qualificazione per le Olimpiadi si confrontano con i corpi dei compagni stranieri: «Una volta avevamo guardato un documentario su YouTube coi cinesi che si allenavano e avevamo pianto. Avevamo visto bambinetti di quattro anni appesi per le braccia, corpicini schiacciati da allenatori, piedi legati e mani stritolate per spiegare chi comanda. Anche noi avevamo fatto fatica, anche noi avevamo avuto sei anni, otto, dieci nelle palestre. Avevamo odiato il male delle spaccate, i bagni di ghiaccio per i muscoli... Ma i cinesi, e le cinesi, loro venivano torturati come le mucche per fare bistecche, polli per fare le uova».

Il filmato su YouTube c’è davvero ed è uno dei motivi per cui la Bernardini ha scritto il romanzo: «La fascinazione è stata di due tipi: estetica, perché narrativamente mi sembrava potentissimo questo luogo di bambine basse, tra l’anoressia. la grazia e la mostruosità, di donne coach con frange pompate e smalto e clip sui capelli e trucco su bimbe di undici anni. Un luogo dove la levità, vicina alla danza, nasconde forza da sollevatore di pesi, proprio come ne Il cigno nero.

E poi c’è una fascinazione etica: questo è uno sport molto pericoloso, dove si può morire con il collo spezzato e gli incidenti sono molto frequenti, dove si guarda alle acrobazie con ipnosi da panico, dove alle adolescenti saltano le mestruazioni, dove se crescono i seni è una tragedia. Mi sono chiesta: che deve rispondere una madre a una figlia di otto anni che le chiede di fare la ginnasta?».

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