Simulatori e artisti delle cadute plateali, attenti. Per i furbetti la punizione è esemplare: due giornate di squalifica. Se nè accorto Marcelo Zalayeta, il panterone napoletano che sabato sera sè tuffato davanti a Buffon in uscita, costringendo lincerto arbitro Bergonzi a concedere il più inesistente dei rigori. «Zalayeta si è tuffato perché aveva paura di far male a Buffon», la difesa fuori dal coro di Luciano Chiarugi, uno che di voli se ne intendeva. Ma non è strano lo stop di due turni inflitto a Zalayeta: in precedenza toccò ad Adriano (nello scorso aprile al Meazza con la Roma), al parmense Paci che nel 2006 con una simulazione causò lespulsione di Toni e al messinese Iliev che nel 2005 contro lAscoli si provocò un rigore fasullo ed esultò pure per la sua furbata (la cosa gli costò tre giornate).
A fare sensazione è la motivazione del giudice sportivo Gianpaolo Tosel che, per la prima volta, fa capire come i giocatori debbano aiutare gli arbitri ed intervenire su di loro per correggere decisioni errate e ottenute in modo fraudolento. «È palese che Zalayeta, con il comportamento tenuto dopo il fischio arbitrale, nulla fece, in violazione di elementari principi di lealtà e probità sportiva, per evitare lassegnazione di un calcio di rigore che, più di ogni altro, sapeva essere ingiusto, sgombrando in tal modo il campo da ogni residuale ipotesi alternativa rispetto ad una simulazione che aveva conseguito leffetto voluto», la motivazione. In parole povere, Zalayeta, visto larbitro che assegnava il penalty, doveva correre da lui e dirgli che aveva simulato, evitando così il cartellino giallo a Buffon e la rete di Domizzi. E costringendo pure larbitro a ritornare sulle sue decisioni, altro fatto di straordinaria rilevanza perché da domani i fischietti dovranno tenere nella giusta considerazione anche chi va a dir loro di non aver subito lirregolarità fischiatagli a favore.
Un principio nuovo e rivoluzionario, quello introdotto da Tosel, che mette i giocatori con le spalle al muro, costringendoli ad essere sportivi e leali e sancendo pure che il comportamento deve essere sempre improntato alla massima onestà.
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