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Al Zarqawi rinnegato anche dalla famiglia

La lettera firmata da 57 congiunti, tra cui un fratello

Gian Micalessin

Alla fine il signore del terrore ha fatto inorridire anche la propria famiglia. Da ieri il tagliagole Abu Mussab al Zarqawi, al secolo Ahmed Fadeel Nazzal del clan degli al-Khalayleh, è un uomo solo. La sua famiglia, il suo clan, la sua tribù hanno riconfermato la loro piena fedeltà al re di Giordania e hanno tagliato i ponti con il terrorista super ricercato, imponendo a tutti i propri membri di non intrattenere più rapporti con lui fino «al giorno del giudizio».
L’abiura è stata resa nota con un avviso a pagamento fatto pubblicare sui tre principali quotidiani del regno hashemita e firmato da 57 componenti del clan, tra cui anche un cugino e un fratello del terrorista.
La lettera di ripudio degli Al Khalayleh arriva a una settimana dalla triplice strage negli hotel di Amman e a 48 ore dal comunicato con cui il capo di Al Qaida in Irak annunciava nuovi attentati in tutto il regno e minacciava di uccidere il sovrano hashemita. «Riconfermando il nostro rispetto per il vostro trono e per la nostra preziosa Giordania, denunciamo nella più chiara delle forme tutte le azioni terroristiche rivendicate dal cosiddetto Al Zarqawi, ci dichiariamo estranei a lui come a tutte le sue azioni, decisioni o prese di posizione, e annunciamo di voler recidere ogni legame con lui fino al giorno del giudizio».
La presa di posizione ufficiale segue a una dimostrazione pubblica inscenata venerdì scorso da dozzine di appartenenti alla tribù per denunciare il capo banda di Al Qaida originario della città giordana di Zarqa. «Se mio figlio fosse un terrorista, non esiterei a ucciderlo: questo è lo slogan di tutto il nostro clan in questo momento», ha detto Mousa al-Khalayleh parlando a nome di tutte le famiglie.
L’abiura nella cultura tribale araba non è cosa di poco conto. Il clan e la tribù sono, anche per il peggior criminale l’ultima risorsa, l’ultimo rifugio dove potrà comunque trovar ospitalità anche se accusato dallo Stato. L’elemento diventa doppiamente importante in un’area come quella iracheno-saudita-giordana, dove le tribù sono entità sovrannazionali che oltrepassano i confini di appartenenza. La decisione degli al-Khalayleh potrebbe avere ripercussioni anche in Irak se gli appartenenti allo stesso clan, o i loro alleati decidessero di seguire il decreto di ripudio.
Per quel che riguarda la Giordania, l’abiura degli Al Khalayleh equivale a una sorta di veto a qualsiasi tentativo di Zarqawi di operare all’interno del regno. Gli Al Khalayleh sono un clan dei Bani Hassan, una delle più grandi tribù giordane da cui dipendono il sostegno alla dinastia hashemita e il controllo del deserto. Operando contro il volere dei capi tribali i seguaci di Zarqawi diventerebbero uomini senza più legami e senza appoggi, stranieri in patria destinati inevitabilmente alla cattura o all’uccisione. Il clan e la tribù controllano alcuni posti chiave all’interno dell’esercito e del governo, e secondo voci diffuse avrebbero comunque garantito la loro protezione a Zarqawi quando fu arrestato alla metà degli Novanta e scarcerato quattro anni dopo grazie a un’amnistia reale.

«I secondini e gli altri prigionieri temevano l’influenza e i legami della sua famiglia e nessuno osava toccarlo», ha raccontato Yousef al Rababaah, un ex compagno di prigionia che visse in cella con il futuro signore del terrore per quasi quattro anni.

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