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Zebina: «Addio Juve, paghi poco»

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Alessandro Parini

da Torino

L’occhio sinistro rosso da una quindicina di giorni (versione ufficiale: pallonata. Sussurri: litigio con un compagno), il solito italiano praticamente perfetto, alcuni sassolini da togliersi dalle scarpe. Jonathan Zebina e la Juve si sono amati, ma la loro relazione è giunta al capolinea. Pareva subito, a un certo punto, con Abbiati che sarebbe arrivato a Torino in via definitiva e il francese che avrebbe preso la strada di Milanello. Non succederà, ma a giugno ognuno prenderà la propria strada: «È successo che mi sono guardato intorno, ho capito che il mio stipendio (1,7 milioni sino al 2009) non era adeguato e ho chiesto un aumento, come fanno tanti giocatori in tutte le parti del mondo – ha raccontato Zebina -. Come risposta sono state messe in giro voci, non vere, sul fatto che non mi comporterei da atleta e che ho sempre guai fisici: ho avuto qualche problema, ma non così grave come si è voluto far credere. Speravo di essere più importante per questa società. Potevano dirmi “lascia stare”, oppure “ne parleremo più avanti”: al contrario è stato fatto un gran casino sul mio conto, compresa la trattativa con Sagnol che mi ha dato parecchio fastidio». E quindi? «Resterò a Torino fino a giugno facendo di tutto per giocare il più possibile e vincere. Non voglio certo essere io quello che rischia di mandare all’aria le chance di successo. Dopo di che, credo che cambierà qualcosa: la società è proprietaria del mio cartellino, l’ipotesi più probabile è l’estero». Voce fuori dal coro, insomma. Il suo connazionale Vieira ha preso tiepidamente le sue difese: «Anche a me è successo di chiedere aumenti con il contratto in essere e non è mai successo nulla: certe cose è meglio che non facciano troppo rumore.

Consigli? Pensare a giocare e stop. Lo stesso vale anche per Henry: non so se lascerà l’Arsenal, l’importante è che ponderi bene la sua scelta. Come ho fatto io». Il ko interno contro la Roma (2-3) non ha minato le sicurezze di nessuno.

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