da Roma
«Non date soldi al cinema: rinascerà», ha detto la sceneggiatrice Suso Cecchi DAmico. Lei, Franco Zeffirelli, condivide o dissente, mentre il mondo dello spettacolo sciopera contro il decreto «taglia spese» della Finanziaria?
«Condivido parola per parola. Bisogna smetterla di pensare a Mamma Stato. Il cinema è unindustria, che non può popolarsi di dilettanti presuntuosi, pronti a vegetare con gli aiuti che il governo, sconsideratamente, elargisce».
Ma cè un modello di riferimento, al quale riferirsi, per far uscire dalla crisi lindustria dello spettacolo?
«Rossellini e De Sica, quando non cerano sovvenzioni statali, sarrampicavano sugli specchi per reperire i fondi e ci hanno lasciato capolavori autentici. Nelle vere democrazie e penso ai paesi anglosassoni, lo Stato provvede alla mera sopravvivenza dei cittadini. Non ai loro hobbies e alle loro attività culturali!».
Qualcuno dovrà pur produrre musica, teatro, cinema...
«Sì, ma questo carnevale ai danni dei cittadini deve finire! Assistiamo da anni allo spettacolo vergognoso di personaggi che hanno preso, per tre volte, i soldi per i loro tre esordi. Cè gente che, ai propri progetti, ha associato attori, che non ne sapevano nulla! Bisogna mettersi in testa che i tagli fatti al comparto voluttuario, vanno a tutto vantaggio dellassistenza sanitaria. E in un paese di vecchi come il nostro, può tornare utile».
Ci saranno da salvare, però, alcuni artisti noti anche allestero, come Benigni, tanto per citarne uno?
«Benigni? Un comico mediocre, dotato di incredibili furbizie, sostenuto da una barriera di opinione politically correct. Ha fatto quattrini a palate e colpi grossi allestero, sì, ma dopo La vita è bella, gli americani lhanno abbandonato nella spazzatura con Pinocchio!».
Non le dispiace che la Mostra del cinema di Venezia rischi di scomparire, visti i tagli al Fondo unico dello spettacolo?
«Ma io mi auguro che scompaia! Aspetto che vadano al diavolo, in tutte le grandi città, le varie Notti bianche, inutili sagre paesane, il cui costo ricade sui pensionati. Non so quanti inviti ricevo dallassessore Tale e Talaltro, le cui mogli o amanti si sbattono per la "rinascita della cultura". Ma la cultura è una cosa seria, è sudore, lacrime e sangue».
Il ministro Buttiglione sostiene che, con la Finanziaria, lui non avrà neanche di che pagare il riscaldamento nei nostri musei...
«Quando, da ragazzo, andavo agli Uffizi, battevo i denti. Soffrivo, pur di vedere la Bellezza. Nei musei ci fa freddo, ci deve fare freddo. A tutti i giovani, che usano il passamontagna per andare a manifestare in forma anonima dico: calatevi il vostro bel passamontagna e andate a vedere i bei quadri. La cultura costa sacrifici».
È stato ad Atene, poi a Mosca, per lallestimento dellAida; a novembre allestirà La Traviata a Tel Aviv. Trova difficile lavorare con i nostri enti lirici?
«La lirica, in Italia, è allo sfascio. Ovvio: hanno "pompato" gli enti oltre misura. Preferisco lavorare allestero».
È così amaro perché non ha mai perdonato il mondo dello spettacolo che, da sinistra, lha attaccata duramente dalla fine degli anni Settanta?
«Niente di personale. È che bisogna azzerare lesistente, per tornare a produrre qualcosa di vitale.
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