Le fondazioni bancarie hanno un problemino: le partecipazioni che detengono negli istituti di credito valgono la metà di soli pochi mesi fa. Si trovano dunque in una doppia trappola. Da una parte non hanno quattrini per ricapitalizzare le banche, proprio ora che servirebbero.Dall’altra,le buie prospettive reddituali degli Istituti di credito, non garantiranno per il futuro quel flusso di dividendi necessari alle Fondazioni per fare la loro «beneficienza».
E le Fondazioni che hanno già messo mano al portafoglio non si trovano meglio. Il caso più eclatante è quello della Fondazione che controlla il Monte dei Paschi di Siena. Ha fatto di tutto per mantenere in mano il controllo della banca. Non solo ha venduto un po’ di azioni sul mercato per poter fare cassa e dunque dotarsi di risorse per aderire all’aumento. Ma ha anche stipulato un prestito con undici diverse banche, da seicento milioni di euro,per poter far fronte all’esborso complessivo.
Dal punto di vista patrimoniale sembra tutto ok. D’altronde oggi la Fondazione ha una partecipazione (quella in Mps appunto) che vale circa 2,4 miliardi. Sufficiente a garantire un debito da seicento. Il prestito inoltre sarebbe stato fatto a tassi piuttosto convenienti per l’ente senese: circa tre punti percentuali sopra l’euribor.Il che vuol dire che oggi paga meno del 5 per cento. E di questi tempi non è affatto male. Ma qui finiscono le buone notizie. Nel contratto di mutuo bancario ovviamente le banche hanno preteso delle garanzie da parte della Fondazione. E l’unica che potevano dare era appunto quel pacco di azioni Mps, che oggi, come detto, valgono circa 2,4 miliardi.
Ma le banche si sa, quando prestano soldi pretendono un largo margine di sicurezza. A noi comuni mortali chiedono ipoteche su beni ben più capienti del prestito ricevuto. E così hanno fatto sulla Fondazione senese. In sintesi le undici banche finanziatricihanno preteso di ottenere il pacco di azioni Mps, nell’evenienza (a giugno ritenuta remota) che il titolo della banca scendesse di circa il 40 per cento sulle quotazioni al momento dell’aumento di capitale. Per chi si è perso ricapitoliamo.
La fondazione aveva bisogno di quattrini per ricapitalizzare l’Mps: non aveva infatti alcuna voglia di perdere il controllo della banca rossa. Ha dovuto chiedere un prestito ad un pool di banche, che hanno preteso in garanzia i titoli che la Fondazione ha della banca. La garanzia si attiva solo se le quotazioni della banca dovessero scendere sotto ad una determinata soglia. Ebbene con il gran pasticcio che sta succedendo sui mercati, nessuno a Siena dorme sonni tranquilli.
Non solo le azioni dei cassettisti (come quelli di qualsiasi azionista bancario)stanno crollando,ma l’amata fondazione rischia di perdere il controllo della banca proprio per la sua volontà di mantenerlo indebitandosi.
La morale è che il crollo delle quotazioni in Borsa fa male, ma per chi ha un prestito in corso può diventare un incubo.
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