Diego Pistacchi
da Genova
Più che nel pozzo, i soldi finivano in un buco nero. Che tradotto, significa conto cifrato in Svizzera. Intestati al tesoriere della Onlus «Centro cooperazione sviluppo», Marco Curzi. Ma a conoscenza, e probabilmente a disposizione secondo gli inquirenti, pure dellavvocato Simone Castellini, trentanovenne dirigente generale nonché responsabile dei progetti internazionali dellorganizzazione umanitaria. Il terzo nome finito nel mirino della magistratura e sui registri del carcere genovese di Marassi è quello di Corrado Oppedisano, presidente della Onlus, che nella vita fa il segretario regionale dello Sdi (una nota del partito ieri pomeriggio ha annunciato però la sua autosospensione) e il dipendente della Regione Liguria come portavoce dellassessore socialista alla Cultura, Sport e Spettacolo. Oppedisano, 44 anni, è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri della compagnia genovese di San Martino, insieme a Castellini e Curzi. Tutti accusati di «associazione a delinquere finalizzata allappropriazione indebita di fondi della beneficenza pubblica e privata» per aver sottratto fondi altrimenti destinati ai bimbi poveri del Mozambico.
«Circa duecentomila euro li abbiamo già individuati - spiegano i carabinieri -. Ma le indagini proseguono. Cè una rogatoria internazionale che ci consentirà di analizzare meglio i movimenti». Come dire che forse la cifra potrebbe crescere ancora. Anche perché il sistema era collaudato e attento a non suscitare sospetti. Perché la «Ccs», società onlus con sede a Genova e molto conosciuta per le sue attività umanitarie, spediva ogni euro che raccoglieva. «In realtà i dirigenti facevano pressioni sui collaboratori che avevano allestero - spiegano i carabinieri -. Erano infatti in grado di costringerli a distrarre una parte dei fondi e a farli ritornare indietro, destinandoli sui loro conti. In questo senso ci teniamo a sottolineare che il nostro non è un atto di accusa nei confronti della Onlus o di questo genere di Onlus in generale, ma un accertamento delle responsabilità di singoli». Singoli che però, di fatto, costituiscono i vertici e lunico nucleo decisionale della «Ccs». Oltre ai tre arrestati, infatti, non ci sono altri indagati e tutti i collaboratori e volontari dellorganizzazione sono risultati estranei alla vicenda.
Ora le indagini si concentrano sullintera gestione dei fondi. Che non è limitata a qualche offerta. Il bilancio del 2005 presentato dalla società presieduta dal segretario ligure dello Sdi fa riferimento a ben 3 milioni e 754mila euro raccolti con lintento di fornire aiuti umanitari in Mozambico, che andavano dalla realizzazione di pozzi dacqua, scuole, orfanotrofi al sostentamento diretto delle famiglie africane. Il sistema delle «adozioni a distanza» era quello che fruttava il maggior numero di donazioni (19.756 alla fine dello scorso anno) e agli aderenti veniva assicurato un contatto costante con i «figli adottivi» che scrivevano regolarmente alle famiglie italiane. Daltra parte lattività della «Ccs» è sempre stata molto pubblicizzata da testimonial di primo piano a livello nazionale, come gli attori Massimo Dapporto, Kim Rossi Stuart e Claudia Koll, oltre al noto «prete di strada» genovese don Andrea Gallo. E lo stesso sito dellorganizzazione pubblicizza il successo dello stand allestito alla Festa Nazionale dellUnità 2004, dove sia il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, sia il collega romano, Walter Veltroni si erano soffermati per avere informazioni sui successi della «Ccs». Ma le collaborazioni istituzionali sono sempre state numerose e lultima solo in ordine di tempo è (o forse era) in programma per oggi, visto che lufficio servizio civile del Comune di Genova aveva organizzato proprio con la Onlus di Corrado Oppedisano un incontro formativo rivolto ai ragazzi. Nei bilanci della «Ccs» poi compaiono in entrata anche versamenti importanti fatti da enti pubblici.
E proprio chi aveva creduto ciecamente che tutti i soldi raccolti dalla «Ccs» finissero in Mozambico o negli altri Paesi in difficoltà ha dato il via alloperazione «Sorriso interrotto». Lo spunto è infatti arrivato da una donna di colore che, uscita in lacrime da un call center al termine di una telefonata, è stata fermata da un militare. Il motivo di quel pianto dirotto era proprio limprovvisa scoperta che i fondi destinati al Mozambico non erano arrivati. Che quel progetto per il quale lei stessa aveva dato la propria disponibilità, offrendo tutta lesperienza e i contatti di chi quellinferno lo ha vissuto, era in realtà solo una scusa.
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