Inchiesta P4, pm in contropiede: Bisignani interrogato per 8 ore

Un interrogatorio lunghissimo. Sette-otto ore. L’altro ieri bruciando i tempi, Luigi Bisignani avrebbe risposto alle domande del pm Henry John Woodcock. L’appuntamento era nell’aria da settimane, da quando l’inchiesta sulla cosiddetta P4 ha compiuto un salto di qualità e ha messo nel mirino un gruppo di potere che ruoterebbe intorno al giornalista. Ma la versione ufficiale era un’altra: Bisignani aveva concordato con i pm di Napoli una deposizione spontanea per il 15 marzo.
Mercoledì pomeriggio, a sorpresa, la convocazione. E il faccia a faccia che nessuno conferma. Anzi, Giampiero Pirolo, uno dei difensori del finanziere, smentisce su tutta la linea: «Non mi risulta. Nessun interrogatorio». Prudenza e discrezione sono d’obbligo in questa fase. In ogni caso, il dialogo fra l’indagato eccellente, che secondo gli investigatori manovrava molti fili nei palazzi del potere, e i magistrati di Napoli, Woodcock e Francesco Curcio (che non ha partecipato al rendez vous) è iniziato. Un’ipotesi è che Bisignani abbia parlato a ruota libera, come è previsto per le dichiarazioni spontanee. Ma è più probabile che le cose siano andate in un altro modo: Bisignani avrebbe accettato il rischio di un vero interrogatorio.
Dopo una lunga incubazione, l’indagine sulla P4 è ormai vicina ad una svolta. Da giorni si parla di arresti imminenti e si rincorrono le voci che portano fino a Gianni Letta. Dunque, il contatto stabilito fra i pm e il capo della presunta lobby coperta lascia intravedere un possibile percorso. Forse una qualche forma di collaborazione. Anche se, per ora, non è chiaro nemmeno quali reati siano contestati a Bisignani.
Per ora si sa solo che l’indagine coinvolge anche l’ex magistrato e oggi parlamentare del Pdl Alfonso Papa e il maresciallo del Ros Enrico la Monica. Innumerevoli i filoni aperti: si va dagli appalti pubblicitari dell’Eni a quelli per la sicurezza dei telefoni di Palazzo Chigi. Una commessa da 9 milioni di euro vinta dal’Italgo di Francesco Micheli e Anselmo Galbusera, a loro volta perquisiti nei giorni scorsi.
Non solo. I pm cercano la talpa, che avrebbe informato Bisignani dell’inchiesta, e scavano sulle nomine in alcuni enti pubblici. A questo proposito hanno ascoltato il presidente del Copasir Massimo D’Alema, perché il solito trasversale Bisignani gli avrebbe fatto incontrare il generale Fabio Santini, oggi numero uno dell’Aise, la struttura di intelligence militare. Quando sarebbe avvenuto quel colloquio? I ricordi dei due protagonisti divergono: per D’Alema dopo la nomina; per Santini, invece, prima.
Ma i pm hanno ascoltato come testi anche il direttore generale della Rai, Mauro Masi, le ministre Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, il colonnello futurista Italo Bocchino. E contemporaneamente hanno sentito alcuni imprenditori: Stefano Ricucci, Vittorio Casale, Alfredo Romeo.

Insomma, l’indagine sull P4 viaggia simultaneamente in molte direzioni e disegna scenari complessi, a tratti evanescenti. E non è semplice distinguere fra l’attività di lobbying, spregiudicata ma legittima, ed eventuali reati.

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