L’ultimo assalto delle Procure

Ombre. suggestioni. Le trame tentacolari di un diabolico network. Ma poi, stringi stringi, dopo aver viaggiato intorno al codice penale come Xavier de Maistre intorno alla sua stanza, si fatica a capire lo spessore dell’inchiesta che Henry John Woodcock e il suo collega Francesco Curcio conducono sulla cosiddetta P4. Dossieraggi, appalti sospetti, schede telefoniche arrivate da un pregiudicato, interferenze su nomine delicatissime: c’è un retrogusto da Spectre nell’indagine napoletana. Ci sono, martellanti, i titoli dei giornali e ci sono le foto di Luigi Bisignani, il presunto dominus di questa associazione obliqua. Bisignani, sempre lui, solo un po’ invecchiato rispetto alle immagini che riempivano le cronache ai tempi di Mani pulite e della maxitangente Enimont. E tutti ricordano che il supermanager era iscritto alla P2 di Licio Gelli, non c’è 4 senza 2, e poi inseguono il reticolo impressionate delle sue conoscenze. Delle sue relazioni. Dei suoi agganci.
Perfetto, ma mentre l’inchiesta avanza col contagocce delle perquisizioni e degli interrogatori - sono stati sentiti fra gli altri gli imprenditori Stefano Ricucci, Vittorio Casale Alfredo Romeo - non si capisce bene di che cosa lo stesso Bisignani sia accusato. Certo, i magistrati non vogliono scoprire le carte, forse lo faranno il 15 quando Bisignani si presenterà per rendere dichiarazioni spontanee che potrebbero trasformarsi in domande.
Così i capi d’accusa, virtuali, rimbalzano sulle tv e si affastellano l’uno sull’altro. Un esempio? Il generale Fabio Santini chiama Bisignani e Bisignani lo accompagna dal presidente del Comitato di controllo dei servizi segreti Massimo D’Alema. Che succede poi? Bisignani resta fuori dalla porta, D’Alema e Santini invece si appartano per un colloquio. E allora? Santini oggi è capo dell’Aise, la struttura di intelligence militare, e dunque il sospetto è che Bisignani, in buoni rapporti per quel che si sa con D’Alema, abbia in qualche modo sponsorizzato o favorito la sua ascesa. Sarà, ma qual è il reato? Le risposte dei protagonisti divergono. Per D’Alema l’incontro avvenne dopo la nomina di Santini. Per il generale, invece la visita sarebbe avvenuta prima. Ma è un illecito o una normale attività di lobbying?
Altro scenario. Ci sarebbe lo zampino del solito, onnipotente Bisignani, ammaccato ma non abbattuto da Mani pulite, nell’appalto per la sicurezza dei sistemi di telefonia e trasmissione dati della Presidenza del consiglio. Una commessa assegnata all’Italgo di Anselmo Galbusera, perquisito nei giorni scorsi. Dove finisce l’attività di pressing, magari spregiudicata ma lecita, e inizia invece il reato? E poi quale? La corruzione? O forse l’associazione per delinquere? Va bene inseguire i tentacoli della piovra, ma poi a fare la differenza sono o dovrebbero essere i singoli episodi. Gli appalti. E, se ci sono, le valigette. Le bustarelle. I bonifici estero su estero.
Si sa che il parlamentare del Pdl ed ex magistrato Alfonso Papa, il perno di questa loggia nouvelle vague con Bisignani e il maresciallo del Ros dei carabineri Enrico La Monica, è indagato, ma finora il velo della segretezza non è caduto. Gli avvocati, che hanno fatto i loro calcoli, sostengono che fra 10-15 giorni la procura dovrà indicare almeno gli articoli del codice contestati, e forse proprio per questo le voci di arresti imminenti si fanno sempre più frenetiche. E apocalittiche. Sono in arrivo le manette. E c’è chi pensa che l’ondata si farà sentire come uno schiaffo fino al palazzo. Fra gli altri, sono stati ascoltati, come testi, il presidente del Copasir Massimo D’Alema, i ministri Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, il colonnello futurista Italo Bocchino, il direttore della Rai Mauro Masi. Una passerella di vip come spesso capita nella inchieste, luccicanti, di Woodocock. Presto dovrebbe essere interrogato anche il numero uno dell’Eni Paolo Scaroni, perché l’indagine omnibus è andata a mettere il naso pure negli investimenti pubblicitari del cane a sei zampe.
Business miliardari e piccole misteri. A Bisignani si contesta, a quanto pare, perfino il possesso di una scheda telefonica dal percorso imbarazzante, perché fornita da un pregiudicato napoletano. Molto fumo, dunque.

E l’arrosto? Intanto, in attesa della tempesta, la lista degli imprenditori perquisiti si allunga: gli ultimi sono stati Luigi Matacena e Nicola D’Abundo, cui hanno portato via un pc e un’agenda parlamentare del 2002. Tutti e due erano in contatto con Papa.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica